(continua dall’edizione precedente)
La sua follia, lo portò a collegare tramite la realizzazione di un ponte, la sua residenza imperiale del Palatino, al tempio di Giove, collocato presso il Campidoglio, in risposta a suo dire, al precedente invito che avrebbe ricevuto dallo stesso Dio, a condividere i due edifici.
La stessa follia, secondo gli scritti di Svetonio e Cassio Dione, in spregio e con fare di sfida nei confronti della nobiltà romana e dei senatori cui si era messo contro, lo portò addirittura a nominare senatore il famoso cavallo Incitatus.
La sua proprietà privata, si estendeva anche a tutto il genere femminile, riservandosi ogni diritto nei suoi confronti, compreso quello di stuprare a suo piacimento ogni donna. Ancora una volta Svetonio racconta: “Quanto ai matrimoni non è facile stabilire se sia stato più turpe nel contrarli oppure nello scioglierli o nel farli durare.”
Dopo la dipartita della prima moglie, Giunia Claudia, Caligola, iniziò una serie di relazioni sentimentali, anche con donne che erano sposate con alcuni potenti personaggi dell’Impero, contraendo matrimonio con alcune di esse.
Nel 39, iniziò un rapporto passionale, l’ultimo della sua vita, con Milonia Cesonia, che dopo essere rimasta incinta, venne sposata da Caligola. Ad un mese dal matrimonio, nacque una bambina cui venne dato il nome di Giulia Drusilla, in ricordo della sorella morta e divinizzata e con la quale Caligola, aveva avuto rapporti incestuosi, come sembra pure con le altre sorelle.
Intanto con il suo atteggiamento crudele e spietato, l’Imperatore si era creato inevitabilmente tanti nemici, oltre che nella plebe, anche tra i senatori ed i nobili della Roma dell’epoca e naturalmente le cospirazioni, erano una dietro l’angolo, sinchè il giorno 24 gennaio del 41, in occasione dei Ludi Palatini, che erano dei giochi pubblici finalizzati ad intrattenere la stessa popolazione, innanzi al palazzo imperiale, fu allestito un teatro mobile.
In un momento di pausa dei giochi, mentre Caligola stava attraversando un corridoio, venne aggredito da un gruppo di guardie pretoriane, guidate da Cassio Cherea e Cornelio Sabino, che erano due magistrati, funzionari militari, coadiuvati per l’occasione da alcuni senatori e circensi.
Nonostante l’intervento di contrasto della sua guardia personale, Caligola, fu colpito violentemente in testa con una daga, ancora vivo sfidò i suoi antagonisti, che lo pugnalarono a morte infliggendo sul suo corpo ben trenta colpi. Il suo cadavere fu dato subito alle fiamme e sottoposto alla “damnatio memoriae”, locuzione in lingua latina che significa letteralmente “condanna della memoria”: aveva 29 anni ed il suo principato era durato per meno di quattro anni. Con lui vennero uccise anche la moglie Milonia e la sua piccola figlia Giulia.
Ed ora, come sempre dopo le premesse e la storia, mi avvio alle conclusioni ed alla redazione del criminal profilig di Gaio Giulio Cesare Germanico, meglio conosciuto come Caligola o Gaio Giulio.
Preliminarmente, in Gaio Giulio, troviamo buona parte delle motivazioni psicologiche che distinguono un uccisore seriale da altro genere di uccisori, che sono legate come in questo caso, sia all’esercizio del potere, che a pulsioni sessuali, con la presenza di connotazioni sadiche, caratterizzate probabilmente anche da un basso livello di autostima, che possono essere sicuramente afferenti ad un possibile trauma subito dopo aver visto sterminata la propria famiglia e la morte per malattia dell’amatissima sorella Giulia Drusilla, sua amante incestuosa. Si potrebbe ipotizzare la presenza della malattia epilettica come di quella di ipertiroidismo.
(continua nella prossima edizione)