Saltellando a ritroso nel tempo, questa volta effettuando un viaggio nella Spagna dei tempi de “La Gloriosa” ed immaginando di partire da Roma, affrontando un percorso via terra di poco più di 1350 chilometri, eccoci arrivare a Barcellona, nel periodo in cui nacque Enriqueta Martì Ripollès. Correva l’anno 1868, quando la Rivoluzione spagnola, detta per l’appunto anche “La Gloriosa”, animava le strade e le piazze del Paese, frutto poi, della destituzione della regina Isabella II e costituendo di fatto, l’inizio di una nuova era. Ciò, dopo di che, esattamente 79 anni prima, con inizio nel 1789 e per circa dieci anni, accadde anche con la rivoluzione francese, che infiammò un altro grande paese europeo, anch’esso appartenente a quelle nazioni che contribuirono a colonizzare gran parte del globo, comportando anche in questo caso, considerevoli cambiamenti, come l’abolizione della monarchia assoluta e la proclamazione della repubblica, abolendo poi, le basi del così detto, Ancien Régime. Ma, torniamo alla Spagna, quando già dal 1845, il moderatismo
spagnolo, era in profonda crisi ed il Paese, vittima di mille problemi, non per ultimo, quello dovuto ad una profonda crisi economica, considerata più grave, rispetto alle precedenti.
La povertà era dilagante ed è proprio in questo scenario di miseria, che ebbe ad agire, nella città di Barcellona, Enriqueta Martì Ripollès, il serial killer oggetto della presente analisi, nata in mezzo all’indigenza, un padre alcolizzato e la povera madre, costretta a rimboccarsi le maniche ed a tirare avanti la “baracca”, adattandosi ai lavori più umili, come quello di pulire le abitazioni delle famiglie benestanti.
La storia ci dice, che la Barcellona del tempo, era molto diversa da quella odierna, e più che un meraviglioso capoluogo europeo, così come oggi è ritenuta, i suoi sobborghi, i vicoli ed il porto, erano visti e considerati prevalentemente, come un mero obiettivo per il turismo erotico.
In questa situazione di degrado, Enriqueta, stanca delle condizioni di vita in cui versava, che la costringevano ad adattarsi ai lavori più diversi e servili, a soli 16 anni, in contrasto ad ogni etica e norma sul buoncostume, stabilendosi nel vecchio porto di Santa Madrona, decise di darsi alla prostituzione, tra un via, vai di naviganti e pescatori. La storia, la annovera tra le sue pagine, come la vampira di Barcellona o, come la strega di Calle Poniente; andiamo avanti e vediamo il perchè.
Dopo circa 4 anni di “professione”, ancora una volta stufa, in questo caso di vendere il suo corpo e di essere sfruttata, e dopo aver sposato tale Juan Pujalò, un suo vecchio cliente, Enriqueta Martì Ripollès, pensò bene che con questa unione, avesse avuto modo di migliorare la sua vita, ma, accorgendosi ben presto, che il coniuge era un artista sfigato con ben poche doti, e per questo squattrinato.
Enriqueta, non appagata da come stavano andando le cose, essendo peraltro una donna scaltra e che non si accontentava di vivere alla giornata, con pochi spiccioli in tasca, tornò alla sua attività in strada di meretricio, separandosi dal marito dopo 10 anni, ma raccogliendo in tale periodo, i soldi necessari per consentirle di aprire e gestire, una casa chiusa.
Ed è proprio in questo frangente, che come si usa dire, l’occasione fa “l’uomo ladro”. Tanti studi hanno confermato che se esistono le prostitute, è perché uomini di ogni rango e ceto sociale, a volte anche insospettabili, sin dai tempi dei tempi e, da che mondo e mondo, le frequenterebbero. E come nel caso della Martì, queste avrebbero relazioni anche con uomini potenti e benestanti.

(continua nella prossima edizione)

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