I Serial Killer – Martì Ripollès, la vampira di Barcellona (2^ parte)
(continua dalla edizione precedente)
Come accadeva specialmente un tempo, con il proprio barbiere, anche le prostitute, diventano un po’ i confessori segreti dei loro clienti e tra di essi, dei tanti personaggi altolocati che le frequentano, i quali aprendosi ad esse, raccontavano i loro sentimenti più intimi e nascosti, arrivando a confidare ad Enriqueta, fantasie, perversioni e parafilie di ogni genere, comprese quelle che oggi sarebbero definite pedofilia.
E’ proprio in questo frangente che forse nella mente di Martì, scocca la scintilla perversa, quella di alternare la sua attività, in ben due distinte fasi: la sera, in abiti succinti ed eleganti, gestiva il suo bordello accogliendo i suoi clienti, mentre durante il giorno, vestendo indumenti stracciati e sudici, si fingeva una barbona, attirando lungo le strade della città, con apparente aria candida ed innocente, poveri bambini che sequestrava e successivamente costringeva a far prostituire, con lo scopo di colmare i desideri di quei sadici e perversi signori, che avevano avuto modo di confessarle i loro desideri e di trarne ingenti guadagni. Alla luce di ciò, è facilmente intuibile, come l’economia della donna, cominciò a girare fortemente al rialzo.
I bambini rapiti e sottratti alla strada negli anni, tutti appartenenti alle classi più disagiate o piccoli orfani, furono numerosi ed in numero imprecisato e molto spesso, seppur scomparsi nel nulla, non cercati da nessuno. Unitamente all’attività di avvio alla prostituzione, ne iniziò un’altra, ancora più aberrante ed orrida, un po’ come accade anche oggi in alcuni paesi, dove i bambini, vengono rapiti ed anche uccisi per essere utilizzati per il traffico clandestino ed illecito dei loro organi.
Inizia così, contemporaneamente all’attività di avvio alla prostituzione, il commercio di pozioni magiche e pseudo medicinali, riportando alla mente il melodramma giocoso di Donizetti, in cui il ciarlatano Dottor Dulcamara, si presentava per le strade del paese vendendo ai contadini semplici bottigliette di acqua colorata, fatte passare per “L’Elisir d’amore”, millantando loro, poteri magici e miracolosi, nei confronti della persona cui questo veniva somministrato.
Purtroppo, in questo caso, non ci troviamo innanzi ad un’operetta allegra a trascorrere alcune piacevoli ore seduti in teatro ridendo innanzi alle scene ed agli attori, bensì, davanti alla cruda e vera realtà: i bambini rapiti, venivano uccisi ed utilizzati da Enriqueta, che intanto aveva acquistato grande fama di essere una sorta si santone e guaritrice, per preparare i suoi intingoli, che definiva, miracolosi, magici e curativi, godendo inoltre della protezione dai potenti dell’epoca e del posto.
Martì, nella cucina del suo casino, aveva realizzato una vera e propria macelleria di bambini, prediligendo quelli che non erano in grado o che non erano riusciti a dare le prestazioni sessuali richieste o comunque migliori ai suoi clienti.
I loro corpi venivano straziati e sezionati in mille pezzi ed accuratamente divisi. Capelli, ossa, grassi, sangue, parti di ventre ed intestino, cuore e cervello, venivano utilizzati per creare pozioni che venivano spacciate ai tanti creduloni benestanti dell’epoca, per curare malattie di vario genere e risolvere ogni problema, anche in considerazione del bassissimo livello culturale presente nella popolazione.
(continua nella prossima edizione)