I SERIAL KILLER. SEAN LANNON (4^ parte)
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Anche se in America, irrompere in una proprietà privata, equivale alla nostra violazione di domicilio, ma considerata luogo praticamente sacro e per questo, punita molto più severamente che nel nostro paese.
Giungendo alle conclusioni, risulta molto particolare analizzare questa vicenda e l’agire di questo criminale, che definirei scomposto, quasi improvvisato, con poca premeditazione e per questo, non certamente molto organizzato, uccidendo quando se ne presenta l’occasione e senza adottare particolari accorgimenti per occultarne le tracce. Tanto che, dalle informazioni in mio possesso, non sembra aver prestato molta attenzione al nascondere i corpi delle sue vittime, come pure ai diversi mezzi utilizzati per uccidere le sue vittime, anche se sembrerebbe prevalere quello delle armi da fuoco, in particolare, quello della pistola.
A conferma di quanto sopra, non è stato necessario molto tempo alla polizia, per mettersi sulle sue tracce dell’omicida ed a procedere al suo arresto.
Nelle mie ricerche, non ho trovato letteratura, neanche durante le fasi processuali, inerente il suo stato psichico, della sua capacità d’intendere e volere e se da eventuali anomalie a tal proposito, ne potesse essere derivato il suo agire criminale.
Certo è, che, volendo mettere da parte per un momento il concetto lombrosiano del “criminale per nascita”, che seppur molto dibattuto nel tempo, per me sempre valido, il comportamento e le azioni di Lannon, lascerebbero presupporre la presenza di un qualche disturbo mentale di una certa rilevanza, come ad esempio la schizofrenia.
Non tralasciando tuttavia, l’agire più comune ai serial killer, quello che appartiene alla categoria definita dei dominatori, i quali hanno nel loro scopo principale, quello di esercitare potere sulle loro vittime, come ormai certamente noto, contribuendo in questo modo, a rafforzare la propria certezza sulla personale forza fisica e mentale.
Ciò anche in virtù ed a compenso, conscio o inconscio che sia, di quegli abusi, di cui afferma di esserne rimasto vittima, insieme al suo fratello gemello, nella sua giovane età, da parte del suo mentore, Michael Dabkowski.
Per quanto riguarda la confessione dell’omicidio degli undici spacciatori nel New Mexico, il movente del suo agire, lo fa chiaramente inquadrare nel genere “missionari”. Che sono coloro i quali uccidono concependo i loro omicidi, al pari di una missione, che può essere quella di ripulire la società, da una determinata categoria di individui, che come in questo caso, possono essere gli spacciatori.
Insomma, per concludere e, questa volta definitivamente, una vicenda ancora tutta da vedere e che ha visto coinvolti più stati che hanno leggi diverse tra di loro e per la quale, Lannon, dovrà subire diversi processi, ove è ipotizzabile, che qualora condannato, finirà i giorni della sua vita, in un carcere americano.
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