Il Comitato 10 Febbraio di Civitavecchia piange la scomparsa, avvenuta il 5 agosto, di Nidia Cernecca, esule istriana, rimasta orfana all’età di 7 anni a seguito della barbara uccisione del Padre Giuseppe.
«Gli slavi torturarono a morte mio padre. Non contenti, lo decapitarono per estrargli due denti d’oro. E poi, per sfregio, con la sua testa ci giocarono a palla, sui binari del treno. Nel settembre 1943, mio padre Giuseppe, semplice impiegato comunale, venne arrestato e, dopo un processo-farsa, fu torturato e ucciso dai miliziani comunisti italiani e slavi. La sua “colpa”? Era italiano». Ricordava così, in un’intervista di qualche anno fa, Nidia Cernecca.
Nidia Cernecca nasce a Gimino d’Istria nel 1936, veronese d’adozione, vedova, madre di tre figli, manager in pensione, ex dirigente di un’importante ditta internazionale di prodotti per la casa, la famiglia e la bellezza. Costretta dalle violenze comuniste ad abbandonare la sua casa, esule in Patria, si iscrive alla facoltà di Matematica, si diploma in pianoforte al Conservatorio quando è già mamma di tre figli. Insegnante nelle scuole medie, lascia per la carriera nel mondo commerciale, ricoprendo importanti incarichi in Germania e Slovenia.
Alla guida dell’associazione nazionale congiunti dei deportati italiani in Jugoslavia infoibati, scomparsi e uccisi, ha visitato centinaia di istituto d’istruzione, portando agli alunni la verità sulle foibe e l’esodo. Ha scritto libri e rilasciato decine d’interviste ai giornali nazionali e locali.
Dopo la caduta del muro di Berlino individua i responsabili dell’assassinio del padre e di molte altre migliaia di Istriani. Inizia così una battaglia personale per la verità e la giustizia. È stata la promotrice del Processo delle Foibe, e con coraggio ha denunciato i crimini commessi dalle truppe di Tito sui confini orientali italiani.
“Le sue parole, il suo esempio, siano memoria per le generazioni future”, dichiara Paolo Giardini, coordinatore del comitato 10 febbraio di Civitavecchia.
Comitato 10 Febbraio – Civitavecchia