Inaccettabili le inadempienze. Devono essere individuate le responsabilità di chi in questi anni non ha fatto programmazione.
Il Comitato per la Difesa del Lago di Bracciano denuncia con forza e fa appello alla magistratura di fronte alla gravissima situazione che ad oggi vede il lago di Bracciano sostanzialmente come unica fonte di approvvigionamento idrico per Roma e per altri Comuni del Lazio. Il dato è emerso chiaro dai recenti incontri dei sindaci di Acea Ato 2 e al Campidoglio.
Acea è uscita allo scoperto ed ha ammesso che non ha alternative alle captazioni dal lago di Bracciano che invece di diminuire, come da noi richiesto da mesi per scongiurare la perdita di un ecosistema unico e ricco di biodiversità, aumenteranno. Tutto questo è inaccettabile. Devono essere individuate le responsabilità di chi, in questi anni non ha fatto programmazione e ha confidato nelle piogge, sempre meno frequenti, e in un bacino come quello del lago di Bracciano che, lo ribadiamo, non può essere considerato una cisterna ma come un bene da tutelare.
Acea, che si è data molto da fare per acquisire con diffide ed azioni legali i servizi idrici integrati di quasi tutti i Comuni, non si è preoccupata di avviare allo stesso tempo delle fonti di approvvigionamento alternative al lago di Bracciano.
Il Comitato ritiene inoltre che i Comuni rivieraschi del lago di Bracciano non debbano cedere alle pressioni e al dato di fatto e debbano invece, proprio perché non si è fatta programmazione, mettersi alla guida di un un’azione di resistenza a difesa del proprio lago che coinvolga i comitati e le popolazioni.
In oltre duemila anni è forse la prima volta che Roma si trova in questa situazione per la incapacità di chi aveva il dovere di programmare e di prevenire e non lo ha fatto. Il territorio sabatino non può pagare un dazio così caro per le negligenze di altri Comuni e delle istituzioni sovraordinate.
L’Acea, per quanto riguarda il lago di Bracciano, è stata inadempiente in quanto non ha provveduto alla separazione delle acque chiare da mandare al lago e le acque scure da avviare alla depurazione. L’Acea inoltre non ha provveduto in tutti questi anni ad eliminare le ingentissime perdite del proprio sistema acquedottistico da lei stessa ammesse ed indicate nel 44 per cento.
Perché, ci si chiede inoltre, non ha previsto il recupero delle acque depurate derivanti dall’anello fognario Cobis, e le disperde nell’Arrone e da qui al mare, mentre avrebbe potuto prevedere impianti per riversarle nel lago?
Il Comitato continuerà nella sua azione di resistenza a difesa del proprio lago.