Il feudo di Rota. A cura di Glauco Stracci-SSC
Un borgo medioevale nella Tolfa.
Ubicato nel Comune di Tolfa, il castello di Rota, con il proprio borgo, sorge sopra un poggio (m 195 s.l.m.) a guardia della vallata, posto sull’affluenza del fosso Verginese con il fiume Mignone. Il feudo sorto in epoca medioevale è ricco di testimonianze dell’età del Bronzo e forse, vista la vicinanza delle necropoli di Grottini, Poggio San Pietro, Conserva e Ferrone, fu un pagus in epoca etrusca. Secondo lo storico Martinori trae il suo nome dai primi proprietari, gli Annibaldi che nel XIII secolo possedendo il Colosseo, acquistato dai Frangipane nel 1244, erano indicati come “de Rota Colisei” e in effetti un Riccardo degli Annibaldi de Rota risulta potestà di Viterbo nel conclave papalino del 1279, proprio nel periodo in cui Viterbo con Corneto si contendevano i territori dei Monti della Tolfa (Monte Monastero, Piantangeli). Malvisti dal papa Bonifacio VIII è forse per tale motivo che nel 1303 il castri Rote risulta di proprietà di Oduccio e Veraldo di Tolfavecchia, in tale periodo era quindi una turris fortificata con un’economia di tipo curtense. Il feudo, forse per la peste del 1348, nel 1421 risulta tra le terre destructe et inhabitate con soli 81 abitanti, acquistato da Ludovico e Pietro, signori di Tolfavecchia e ritenuti Frangipane, risulterà poi conteso tra i feudatari locali e la Reverenda Camera Apostolica fino all’acquisto nel 1492 da parte di Gentile Virginio Orsini che lo dona a Giorgio Santacroce l’anno seguente. In questo frangente nonostante la popolazione sale al numero di 400 abitanti, Rota risulta nei documenti sempre tenimentum castri diruti e sive casalis. Con i Santacroce abbiamo nel XVI secolo la costruzione del borgo con il mulino, il forno e la Chiesa di San Girolamo in stile Barocco. La cittadella segue i modelli urbanistici rinascimentali della “città ideale” con uno sviluppo lineare, architetti del progetto saranno Traiano Schiratti e forse Martino Longhi. Nel XVII secolo il feudo di Rota passerà ancora agli Orsini e dopo a Cesare Baldinotti che costruirà il secondo piano del palazzo nobiliare, su progetto forse di Giovanni Antonio De Rossi, gli affreschi invece sono attribuiti ai fratelli Gimignani, mentre quelli della cappella sono del Passeri, inoltre il nuovo proprietario redigerà il primo statuto (Ordinationi che si dovranno osservare nel castello di Rota, 1668). Infine Rota nel 1698 passa ai marchesi Del Grillo che lo manterranno fino al 1789, anno in cui sarà acquistato dai Lepri, attuali proprietari. Il borgo per la sua originalità e antica conservazione, mantiene un suo fascino particolare, soprattutto perché circondato da una natura incontaminata, per tale motivo è spesso usato come location cinematografica. Infatti vi sono stati girati film come “Il sorpasso” di Risi (1962), “L’arcano incantatore” di Avati (1996) e serie tv come “Elisa Di Rivaombrosa” (2003) e “I Medici” (2016).