La Frasca di Civitavecchia.
La località della Frasca, nel Comune di Civitavecchia, fu un importante sito costiero fin dall’epoca preistorica, le sue peculiarità naturalistiche si protraggono sino alla confinante località dei Bagni di Sant’Agostino, nel Comune di Tarquinia, per circa complessivi 73 ettari, resi Monumento Naturale (D.P.R.L. 29 settembre 2017, n. 162). La presenza in tale tratto litoraneo, di antichi ruderi, è riportata nel portolano di Costaguti del 1797 (S. Dainotto, 2005), mentre altre notizie seguono nel 1914 dall’archeologo Bastianelli. La costa in passato ha avuto indagini sia di superficie (Ass. G.M. Amicizia, 2004) che subacquee (M. Sonno, S. Anelli, 2012 ; S. Medaglia, C. Martino, 2014). Queste prime ricerche sottomarine individuarono a nord della “scogliera di Val d’Aliga”, riportata nella mappa dell’ Ameti del 1696 e in quella IGM, un molo sommerso di epoca romana, con diversi relitti navali. L’accesso per l’attracco delle imbarcazioni era agevolato dall’uso di un canale naturale, residuo di un alveolo paleo-fluviale. Tali ruderi vengono identificati con la positio di Rapinium, riportata nell’Itinerarium Maritimum del III secolo, i reperti recuperati, nell’antistante fondale, spaziano dalle ceramiche attiche del VI sec. a.C. fino alle medioevali. Nel 2014 si è svolto il primo scavo sistematico, diretto dal prof. C. Pavolini (Università della Tuscia), con il coordinamento della Soprintendenza e in convenzione con l’Autorità Portuale di Civitavecchia. Gli innovativi risultati (C. Bassoli, T. Leone, C. Pavolini, A. Villari, 2016) hanno identificato un complesso, costituito di ventidue ambienti, dotato di calidarium, frigidarium e due tepidaria, l’apporto idrico avveniva tramite una cisterna distaccata. In generale gli ambienti erano riscaldati mediante il sistema del praefurnium , delle suspensurae e dei tubuli a parete. Notevole la scoperta di dieci mosaici in opus tessellatum di tipo geometrico, di cui quattro policromi, uno in particolare riportava l’emblema delle colombe sul calice e un gambero. Il complesso presenta schemi planimetrici assai lontani da quelli di una villa maritima, rispecchia invece quelli propri delle basilicae thermarum. Doveva essere una delle pertinenze del porto, forse una mansio, per accogliere i passeggeri sbarcati e collegata, tramite un diverticolo, all’ Aurelia Vetus. La vita della struttura continuò almeno per tutto il III secolo, mentre dal V al VII secolo gli ambienti risultano crollati e usati per le sepolture, tale abbandono è dovuto certamente al periodo bizantino e alle devastazioni longobarde. A tale periodo risalirebbe il mutato nome di Rapinium con Columna, luogo dove sbarcò nel V secolo San Senzio (Acta Sanctorum, 1688 ; BHL, 7581) “in parvulo porto, qui appellatur Columnae, in finibus Centumcelle, l’appellativo deriverebbe dalla presenza di una colonna che segnava l’entrata del porto, probabilmente un colonnato attinente ai ruderi del porto, anche la menzione nel 1290 del senatore Giovanni Colonna, può aver contribuito al mutamento, si tratta comunque di fonti medioevali del XII secolo senza un riscontro, perciò resta ancora difficile individuare quale sia stata la reale causa.
G. Stracci-SSC