Il progetto “UTO – Upcycling the Oceans” salpa dal porto di Civitavecchia
Di Majo (AdSP): “I Porti di Roma e del Lazio sempre al servizio della sostenibilità e della riqualificazione ambientale”.
Sta per partire anche in Italia, e più precisamente nel porto di Civitavecchia, il progetto “UTO – Upcycling the Oceans” voluto dalla Fondazione Ecoalf in collaborazione con Conad Nord Ovest e presentato questa mattina presso la sede dell’AdSP alla presenza dell’Assessore alle Politiche Abitative, Urbanistica, Ciclo dei Rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero della Regione Lazio, Massimiliano Valeriani.
Grazie alla collaborazione con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, la Capitaneria di Porto, il Comune di Civitavecchia, la Cooperativa Marinai & Caratisti e con il sostegno logistico di Servizi Ecologici Portuali (Se.Port.), a partire da metà ottobre i rifiuti marini che da oltre un anno i pescherecci raccolgono tutti i giorni nelle loro reti durante la pesca a strascico, verranno utilizzati anche per altre iniziative particolarmente importanti per la tutela dell’ambiente.
“UTO è un progetto triennale che punta ad espandersi anche in altri porti italiani ma che inizia il suo percorso proprio dal Porto di Roma – dichiara con soddisfazione il Presidente dell’AdSP, Francesco Maria di Majo – e di questa scelta non posso che essere orgoglioso. Per questo ringrazio Javier Goyeneche, fondatore di ECOALF, che da oltre dieci anni ha scelto di mettere la sua professionalità e creatività al servizio della sostenibilità, a me così cara avendone fatto il leit motiv del mio mandato in qualità di Presidente di un porto importante quale è Civitavecchia. Ringrazio altresì Conad Nord Ovest per aver creduto ed investito concretamente in questo progetto a vantaggio dell’intera comunità e la nostra società di interesse generale Se.Port. sempre pronta a sostenere tali iniziative. Un grazie particolare va, infine, ai pescatori, i veri protagonisti, che con la raccolta dei rifiuti destinati poi al riciclo svolgono un ruolo fondamentale per la riqualificazione dell’ambiente marino”.
“L’impatto derivante dai rifiuti marini presenti in mare determina, infatti, conseguenze devastanti per il nostro ecosistema – spiega di Majo – e gli effetti letali su piante ed animali sono davanti agli occhi di tutti. Per non parlare dell’impatto economico e di quello sociale: riduzione del turismo, danni alle imbarcazioni e alle attrezzature da pesca, riduzione del pescato e costi di pulizia nonché riduzione del valore estetico e dell’uso pubblico dell’ambiente. Sono certo che un progetto come quello che abbiamo sottoscritto e lanciato quest’oggi approderà anche negli altri porti della penisola e continuerà la sua navigazione anche nei porti europei e non solo”.
Il progetto UTO, infatti, ha avuto inizio in Spagna nel 2015 e poi è stato esportato in Thailandia e in Grecia. Si caratterizza non solo per la raccolta dei rifiuti marini da parte di pescherecci che ogni giorno escono in mare nel Mediterraneo ma soprattutto per la loro successiva trasformazione. Raccolto in appositi containers, dopo il triage, il PET recuperato verrà prima trasformato in polimero e, in seguito, in filato per poi creare capi e accessori 100% riciclati core business di Ecoalf da quando, nel 2009, il brand è stato fondato da Javier Goyeneche, imprenditore spagnolo leader nel campo della sostenibilità.
In Spagna 3.000 pescatori in 46 porti hanno raccolto fino ad oggi oltre 500 tonnellate di rifiuti marini dal fondo del mare.
L’intento è quello di sviluppare una rete mediterranea di soggetti che lavorino insieme nell’interesse della conservazione marina. Un eccezionale progetto di economia circolare, quindi, che consentirà di riqualificare gli ambienti marini ma anche di convertire la plastica recuperata in filato per la produzione di abbigliamento, chiudendo così il circuito.