E’ ormai dato acclarato che il ciclo dei rifiuti sia un settore particolarmente delicato sia sotto l’aspetto ambientale, sia per l’interesse con cui viene guardato dalla criminalità organizzata che ormai da decenni ha compreso l’importante mole di denaro che ne può fruttare a fronte di un ampio margine di impunità rispetto ad altri settori criminali.
Ed è proprio sulla base di tali consapevolezze che ancor più grave appare quanto accaduto nel settore rifiuti della Regione Lazio con l’arresto dell’Ing. Flaminia Tosini, Dirigente della Direzione Regionale politiche ambientali e ciclo dei rifiuti e dell’imprenditore Valter Lozza.
Quello che appare dalle carte, oltre allo squallore dei personaggi, è un vero e proprio sistema, un “Meccanismo criminoso” come viene definito dal Gip. Annalisa Marzano “ben collaudato, estremamente pericoloso e pregiudizievole” per la “.. complessiva gestione degli interessi inerenti la gestione delle attività dedite allo smaltimento dei rifiuti e alla gestione delle discariche.”
Ed ancora : “L’intero dipartimento della Regione Lazio, cruciale per la salvaguardai dell’interesse ambientale del territorio laziale, a causa delle condotte illecite poste in essere dalla sua Dirigente, Tosini Flaminia,….è stato totalmente ripiegato sugli interessi privati di Lozza Valter.”
Affermazioni gravi che gettano una luce sinistra sull’intera istituzione regionale – la Tosini dirigeva ben 8 settori –, ne screditano il ruolo e minano fortemente l’autorevolezza dei provvedimenti assunti – si legge nell’ordinanza – “…in dispregio di ogni minima regola di trasparenza e imparzialità della Pubblica Amministrazione”.
È veramente inquietante pensare che questa dirigente descritta come “donna totalmente indifferente ai risvolti pericolosi delle sue illecite determinazioni” e di cui viene delineato “lo spregevole tratto affaristico” con il quale ha governato l’ambito di sua competenza, sia lo stesso funzionario pubblico chiamato a rappresentare a Marzo dello scorso anno, proprio mentre architettava la propria strategia criminosa, la delicata situazione del settore rifiuti della Regione Lazio presso la Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e dei reati ambientali connessi”. E lascia basiti, alla luce di quanto avvenuto, la superficialità con la quale si è trovata a rispondere proprio sui temi che oggi ne hanno determinato l’arresto.
Non possiamo non pensare che quanto venuto alla luce sia solo un aspetto parziale di questa malagestione della cosa pubblica e che quello scoperto sia l’unico interesse privato favorito. Per questo riteniamo doveroso che Zingaretti e la sua giunta, non potendo certo sottrarsi alle responsabilità politiche di quanto svelato dall’indagine, procedano a sottoporre ad un attenta revisione i provvedimenti assunti dalla dirigente in questione nei propri campi di competenza ed auspichiamo che la Magistratura inquirente prosegua nel lavoro di approfondimento di quanto accaduto nel settore dal 2015, anno in cui la dirigente in questione ha assunto il proprio ruolo in Regione, ad oggi.
L’Associazione Caponnetto, dal suo canto, essendo venuta in possesso di documenti di probabile interesse nel procedimento, in ottemperanza al proprio ruolo di associazione contro le illegalità e le mafie e nel rispetto dei troppi territori avvelenati e devastati da una gestione criminale delle matrici ambientali, provvederà a depositarli presso i competenti magistrati.