Sconcerta non poco l’accoglimento da parte della Regione Lazio della richiesta della A2A di una proroga di 180 giorni per rispondere alle osservazioni di enti ed associazioni.

Evidenziato in prima istanza che le osservazioni del pubblico sono finalizzate a fornire elementi di valutazioni a quanti, per il proprio compito istituzionale, sono chiamati a valutare l’impatto ambientale di un determinato impianto, e non certo a stabilire un contraddittorio con il proponente, appare di primaria importanza sottolineare che la normativa vigente, sia in tema di Valutazione d’impatto Ambientale che in materia di conferenze dei servizi, prevede tempi contingentati e fasi ben definite che non lasciano spazio alcuno all’accoglimento della richiesta. In particolare, il termine di centoventi giorni previsto per la conclusione della conferenza dei servizi è definito dalla legge come perentorio.

Se a ciò si aggiunge il fatto che era già incomprensibile la mancata chiusura della Conferenza dei servizi con un provvedimento negativo in forma semplificata dopo la prima riunione dello scorso 30 giugno, dato che la vigente legge regionale sui rifiuti stabilisce che “è vietata, qualora non sia espressamente prevista dal vigente Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, l’installazione di nuovi impianti di incenerimento e coincenerimento di rifiuti” e che nel piano in questione è ben specificato che “non si prevede in alcun modo la necessità di ulteriore impianti oltre quelli già in esercizio”, viene naturale domandarsi: ma che intenzioni ha la Regione?

Perché questa tanto arbitraria quanto ingiustificabile diluizione dei tempi nella conclusione del procedimento e a che pro questo inammissibile sperpero di energie e risorse economiche sia pubbliche che private?

Non vorremmo dover pensare che dietro a questo atteggiamento si nasconda la volontà di prolungare la durata del procedimento sino all’approvazione del nuovo piano rifiuti in Consiglio Regionale sperando in una qualche forzatura (emendamenti?) che apra spazio alla realizzazione dell’impianto in questione, come peraltro lascerebbero pensare recenti notizie di stampa, o che si stia predisponendo una qualche dichiarazione di emergenza rifiuti che, in maniera tristemente nota in Italia e nel Lazio, consenta di andare in deroga alla normativa e alla pianificazione vigenti.

Visto il silenzio della politica, sorge il dubbio che l’ing, Flaminia Tosini, che unitamente al responsabile del procedimento, ha consentito la mancata chiusura della conferenza dei servizi su un impianto, ad oggi, palesemente vietato e firmataria della proroga di 180 giorni in favore di A2A, confonda il ruolo di dirigente con quello di esponente politico (che pure riveste a livello comunale) e pensi di potere abrogare (o ignorare) una norma votata dal Consiglio Regionale.

Ma la Giunta regionale e i consiglieri regionali, che pur abbondano su questo territorio, non hanno nulla da dire in proposito?

IL FORUM AMBIENTALISTA

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