E’ stato presentato oggi a Roma, con la collaborazione di Unindustria Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo l’accordo triennale tra Confindustria Piccola Industria e Intesa Sanpaolo “Progettare il futuro”, dedicato alla competitività e alla trasformazione delle imprese per cogliere le opportunità offerte dalla ‘quarta rivoluzione industriale’.
La partnership, che mette a disposizione un plafond nazionale di 90 miliardi di euro, dei quali 4,5 mld destinati alle aziende laziali, viene presentata dentro i luoghi deputati ad accogliere e far proprie le finalità dell’accordo: le imprese.
Alla presentazione nella sede della Capgemini Italia S.p.A, .realtà leader mondiale nei servizi di consulenza, information technology e outsourcing, che ha già adottato soluzioni in ottica Industria 4.0, hanno partecipato Alberto Baban, presidente Piccola Industria Confindustria, Angelo Camilli, vice presidente Unindustria, Andrea Falleni, Amministratore Delegato di Capgemini Italia e Eastern Europe, Pierluigi Monceri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo, Gerardo Iamunno, presidente Comitato Piccola Industria Unindustria, Marcello Di Martino, direttore commerciale Imprese di Intesa Sanpaolo. Guido Fabiani, Assessore Sviluppo Economico e Attivita’ Produttive della Regione Lazio, ha preso parte ai lavori prima dello spazio dedicato al Digital Innovation Hub del Lazio Cicero Hub che ha visto gli interventi di Vittoria Carli Presidente Sezione IT di Unindustria, Jean Marie Pouget Business Development Telco Media e Large Account di Capgemini Italia, oltre alle testimonianze delle Universita’ di Roma: Stefano Panzieri Universita’ degli Studi di Roma 3, Massimo Tronci Universita’ degli Studi di Roma La Sapienza e Francesco Vatalaro Universita’ degli Studi di Roma Tor Vergata. Ha moderato i lavori Marzio Bartoloni, giornalista de Il Sole 24ore.
Per l’industria italiana, costituita soprattutto da PMI, lo sviluppo di Industria 4.0 e il relativo Piano del Governo possono essere la strada per recuperare competitività e per creare nuovi posti di lavoro grazie a elevate competenze, nuovi modelli di business e tecnologie innovative. Le opportunità di sviluppo per le realtà aziendali che riusciranno a cogliere questa sfida sono enormi, ma richiedono un intervento a tutto tondo, con investimenti in capitale fisso e immateriale, soprattutto in ricerca, innovazione e formazione, nonché trasformazioni organizzative e una continua attenzione alle evoluzioni in corso. Occorre partire subito perché le tecnologie sottostanti Industry 4.0 necessitano di 10-15 anni per raggiungere la completa maturità nel mercato ed essere pienamente efficienti.
Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria: “Con il 4.0 si evolvono le tecnologie e cambia totalmente l’approccio con il consumatore che è già digitale. Per questo ciò che conta per competere nel mondo non è più la dimensione aziendale ma la capacità di catturare questi nuovi consumatori. Oggi ci sono moltissime agevolazioni per chi vuole investire per rafforzare la propria capacità innovativa. A queste, poi, si aggiunge l’importante liquidità rappresentata dai PIR che può raggiungere quelle imprese che, seppur piccole, riescono comunque a essere attrattive. Il problema è che, mediamente, ciò che le pmi chiedono alle banche è un debito ordinario – che serve per comprare i macchinari e pagare i fornitori – questo debito, però, esprime solo una parte del valore dell’impresa. Bisogna imparare ad esprimere il valore complessivo delle nostre aziende promuovendo soprattutto i loro asset intangibili come il know how e il capitale umano, diversamente non potranno stare sul mercato. L’accordo con Intesa Sanpaolo si propone proprio questo. Se perdiamo le nostre aziende, come imprenditori, non ci rimane più niente, e per difenderle dobbiamo smetterla di raccontare il passato e cercare, da subito, di costruire il futuro”.
Pierluigi Monceri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo: “Seppure in un quadro economico migliorato rispetto al passato dobbiamo registrare come non vi sia ancora un’adeguata ripresa degli investimenti produttivi. è un problema globale, ma che in Italia è particolarmente avvertibile vista la piccola dimensione e conseguente scarsa patrimonializzazione delle nostre PMI. L’accordo che presentiamo oggi vuole aiutare le aziende italiane a migliorare la loro capitalizzazione e a cogliere le grandi opportunità che la digitalizzazione e i nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale offrono. Azioni che richiedono investimenti sia finanziari che nel capitale umano. Intesa Sanpaolo ha di recente lanciato il Progetto Filiere che va nella direzione di agevolare la richiesta ed il costo del credito per tutte quelle aziende fornitrici di un progetto produttivo”.
Gerardo Iamunno, Presidente della Piccola Industria di Unindustria: “Negli ultimi 10 anni il ruolo delle PMI è notevolmente mutato come mutati sono i contesti in cui le nostre aziende si trovano ad operare. Vi sono molteplici ragioni di politica economica e di evoluzione dei processi reali che identificano in queste imprese un soggetto strategico nei processi di sviluppo quanto in quelli di adattamento ai repentini cambiamenti del sistema economico e del mercato in tutti i settori, stimolando l’economia nelle fasi di crescita e fungendo da ammortizzatori nelle congiunture negative. Riconosciamo dunque il ruolo chiave delle nostre PMI nel processo di rinnovamento al sistema produttivo regionale e nazionale, dove imprescindibile sarà il supporto degli istituti di credito e la loro capacità lungimirante di sostenere il cambiamento”.
Andrea Falleni, Amministratore Delegato di Capgemini Italia e Eastern Europe: “Siamo lieti di poter ospitare nei nostri uffici di Roma la presentazione dell’accordo dedicato a supportare la trasformazione digitale delle piccole e medie imprese italiane. Capgemini in Italia mette a disposizione del mondo dell’impresa la propria consulenza e il proprio know how al fine di favorire l’implementazione delle nuove tecnologie e accompagnare le imprese in un processo costante di trasformazione verso il digitale nel raggiungimento dei propri obiettivi e verso importanti benefici. L’esperienza che abbiamo raccolto sul campo in questi anni ci ha permesso di scalare la nostra consulenza anche e soprattutto sulla media e piccola impresa che riteniamo abbia un ruolo di rilevanza strategica nel tessuto imprenditoriale italiano, vero e proprio traino della nostra economia”.
L’accordo è imperniato su quattro pilastri: Ecosistemi di imprese e integrazione di business; Finanza per la crescita; Capitale umano; Nuova imprenditorialità.
– Ecosistemi di imprese e integrazione di business
Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria intendono mettere a disposizione un insieme di soluzioni che permettano alle imprese di trasformarsi, migliorando i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e a nuove metodologie, tra cui i percorsi “Lean 4.0” che abilitano le imprese alle tecnologie digitali. Per la realizzazione dei progetti di sviluppo delle imprese Intesa Sanpaolo si avvarrà anche del proprio Innovation Center, struttura che raccoglie tutte le iniziative avviate dal Gruppo nel campo dell’innovazione. L’iniziativa intende rappresentare anche un momento evolutivo di “AdottUp, il Programma per l’adozione delle startup” e offrire nuove opportunità alle startup in esso sviluppate.
– Finanza per la crescita
L’accordo punta a finanziare la crescita del business valorizzando il patrimonio intangibile delle imprese attraverso un nuovo modello di relazione basato sui fattori qualitativi legati al credito: tra questi la capacità innovativa, la formazione e la strategicità della catena fornitore-champion. Sono inoltre previste adeguate soluzioni finanziarie a medio-lungo termine oltre al migliore utilizzo degli strumenti di supporto, a cominciare dal rinnovato Fondo di Garanzia. Per programmare la crescita, bilanciando i livelli di debito a favore del capitale di rischio, è fondamentale il ricorso all’Equity per il rafforzamento del sistema produttivo. A tal proposito l’accordo intende sviluppare iniziative che favoriscano la patrimonializzazione delle imprese. Infine si prevede l’estensione a comparti strategici per l’economia italiana del Progetto Filiere, l’innovativo modello di credito di Intesa Sanpaolo che ha sinora prodotto 330 contratti con aziende capofila con oltre 15 mila fornitori ed un giro d’affari di 55 miliardi.
– Capitale umano
L’accordo punta anche a favorire l’alternanza scuola-lavoro con l’obiettivo di far diventare l’azienda il luogo in cui lo studente consolidi e arricchisca le conoscenze apprese, sviluppando competenze spendibili nel mondo produttivo o acquisendo esperienze funzionali alla creazione di nuove imprese, in linea con il Piano Nazionale Industria 4.0.
– Nuova imprenditorialità
Intesa Sanpaolo mette a disposizione il modello di valutazione delle startup. È un nuovo algoritmo DATS (Due Diligence Assessment Tool Scorecard), già inserito nelle Regole di concessione del credito, a supporto della valutazione creditizia delle Startup e in futura estensione alle PMI innovative. Si tratta del primo modello di valutazione “forward looking” adottato da una banca per i finanziamenti in debito, basato su logiche derivate dalla valutazione degli investitori in Venture Capital, mutuando le competenze costruite negli ultimi anni all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo. Questo nuovo strumento consente alle imprese e alla banca di cogliere al meglio le opportunità offerte dalle misure governative e le agevolazioni per la crescita, recentemente estese dal Piano Industria 4.0.
L’ECONOMIA DEL LAZIO
L’economia laziale mostra una buona competitività sui mercati esteri. Nel 2016 l’export è cresciuto del 3%, mostrando una dinamica migliore rispetto all’Italia (+1,2%). La provincia di Roma, con valori esportati pari a 8,4 miliardi di euro, rappresenta il 42,8% delle esportazioni della regione. Nel 2016 l’export provinciale è aumentato del 5,4%. Ottime performance sono state ottenute, in particolare nell’aerospazio, nella metallurgia e nell’elettrotecnica.
Nel corso del 2017, in un contesto di domanda internazionale favorevole, il tessuto produttivo della regione Lazio e della provincia di Roma potrà continuare a crescere sui mercati esteri. Il contributo del canale estero non sarà tuttavia sufficiente per ridare slancio all’economia della regione e della provincia. Sono, infatti, ancora molte le imprese laziali e della provincia di Roma che non esportano o che realizzano gran parte del proprio fatturato sul mercato interno.
E’ pertanto cruciale la spinta del canale interno e, soprattutto, degli investimenti. Più in particolare, sarà importante vincere la sfida del digitale attraverso un’accelerazione degli investimenti, finora frenati dall’incertezza che domina i mercati. L’ambiente è certamente favorevole, grazie alla presenza di significative misure governative a sostegno degli investimenti innovativi, alla disponibilità di buone condizioni di finanziamento e di un bacino di risorse interne.
Si tratta di una grande opportunità per le imprese di questa regione che mostrano un grado di utilizzo delle tecnologie ICT in netto miglioramento:
· nel 2016 la diffusione della banda larga nelle imprese era pari al 94% nel Lazio (dall’80% del 2008);
· la percentuale di imprese con sito web era pari al 63% nel 2016 dal 53% del 2008;
· la quota di addetti che utilizzano computer connessi a Internet è salito al 58,1% nel 2016, una percentuale nettamente superiore alla media italiana (42,6%). Il Lazio detiene il primato fra le regioni italiane.
La regione, mostra una quota di popolazione con istruzione terziaria tra le più alte in Italia (nel 2015 nella fascia d’età 30-34 anni era pari al 31,6% vs il 25,3% della media italiana), e presenta una percentuale di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche molto superiore al dato italiano. Il Lazio mostra poi un’intensità di ricerca e sviluppo superiore alla media italiana (1,64% del PIL vs 1,3%) e una buona propensione a introdurre brevetti ICT. La provincia di Roma si colloca al terzo posto in Italia per numero di brevetti ICT. E’ determinante il contributo di enti pubblici di ricerca e università. Infine, la regione Lazio mostra una buona presenza di start-up innovative: erano 687 a fine maggio 2017, di cui 597 concentrate nella provincia di Roma. Roma è la seconda provincia italiana per numero di start-up innovative.