Un anno fa la chiusura della farmacia della stazione, dopo appena tre anni e quattro mesi dalla sua inaugurazione in pompa magna.
Doveva proprio aprire? E poteva chiudere? Ma soprattutto, quanto ci è costata?
Ripartono le crociere?
Comunque vada, la farmacia della stazione resterà chiusa. E basta questo particolare a dire quanto fosse stata inadatta quella operazione commerciale, quando fu pensata (e criticata da molti, evidentemente a ragione).
Se quell’esperienza partì in pompa magna con nastri tagliati e proclami di lauti guadagni grazie ai crocieristi che l’avrebbero invasa (ma quando?), si è chiusa mestamente da un anno, precisamente agli inizi di febbraio del 2021. Cioè appena tre anni e quattro mesi dopo l’inaugurazione del sindaco Cozzolino.
Alle crociere fu data la colpa, ma le cifre dicono altro.
“La chiusura della “Stazione” si è resa necessaria a fronte del mancato raggiungimento degli obiettivi di fatturato e della progressiva incidenza delle perdite rispetto ai ricavi”: questa la pietra tombale che Civitavecchia Servizi Pubblici fu costretta a mettere sopra al punto vendita.
Ma, così come forse non era il caso di aprirla, la si poteva chiudere sostanzialmente all’improvviso?
Un dubbio rimane, perché il settore è normato da un quadro legislativo particolarmente delicato e complesso, in quanto giustamente va a fornire un servizio essenziale e che occorre programmare di anno in anno, non in ordine a una delibera (nella fattispecie, la famigerata 78 del luglio 2020).
E non vorremmo che qualcosa fosse stato lasciato al caso.
Risponderà qualche solerte funzionario di Csp, magari con un quadro analitico di quanto è costata questa brillante operazione?