#Iorestoaperto, monta la protesta
CHIUSURA ALLE 18. Commercianti di Ladispoli e Cerveteri insieme contro il Dpcm.
In centinaia si stanno organizzando per far sentire la propria voce.
Vedono già il lockdown dietro l’angolo, hanno paura di non riuscire più a riprendersi e questo sia il colpo definitivo per le loro attività, il sogno di una vita, o “semplicemente” per un lavoro che in questi anni, ha permesso loro di portare a casa uno stipendio così da garantire un tetto sulla testa alla propria famiglia. Sono i gestori di palestre, piscine, centri sportivi, delle attività di ristorazione, liberi professionisti impiegati nel cinema e nel teatro. Tutte quelle categorie ancora una volta colpite duramente dal governo Conte nel “nome” della tutela della salute dei cittadini e per il contrasto del contagio da coronavirus. Ma questa volta non vogliono restare con le mani in mano rischiando di dover dire addio al lavoro di una vita. E già poche ore dopo le rivolte di Napoli e la manifestazione pacifica di Civitavecchia, anche a Ladispoli e Cerveteri i commercianti sono pronti a far sentire la loro voce.
#IORESTOAPERTO
#iorestoaperto. Questo lo slogan che da ieri ha iniziato a circolare in rete e sui gruppi WhatsApp. Un modo per cercare di essere ascoltati, di attirare l’attenzione su una categoria vessata, nel rispetto delle regole e delle leggi, in attesa chissà, di replicare quanto già fatto nella vicina città portuale. Sono già centinaia i commercianti che si stanno unendo per cercare di cambiare le carte in tavola, per scongiurare un lockdown totale, per far tornare il Governo indietro sui propri passi. Non è escluso, inoltre, che possano nascere manifestazioni spontanee di dissenso e una protesta civile senza precedenti nella storia recente. I Sindaci di Cerveteri e Ladispoli sono stati informati circa le enormi difficoltà nella gestione dei limiti imposti dal decreto solo per talune categorie a dispetto di altre che possono continuare ad esercitare liberamente. Perché nessuna delle categorie colpite riesce a trovare un senso a quelle che sono state le decisioni prese dal Governo con l’ultimo Dpcm.
I RISTORATORI
«Abbiamo iniziato a marzo con il lockdown, ci sono stati promessi aiuti che non sono mai arrivati», commenta amareggiato e preoccupato per il futuro della sua attività Giuseppe Napoli, ristoratore. Una famiglia impegnata a 360 gradi nell’attività di famiglia e che dalle prime chiusure, passando alle restrizioni di oggi, fino ad arrivare a quello che ormai appare sempre più prossimo, lockdown, ha subito gravi perdite economiche. «Abbiamo perso più del 50% del lavoro – ha proseguito il ristoratore – ma non è stato fatto nulla a livello di tassazione. Abbiamo continuato a pagare gli affitti, le bollette, le tasse. Ora ci chiedono di chiudere alle 18, ci tolgono la cena che ci permetteva di lavorare di più. Saremmo anche d’accordo alla chiusura dell’attività, ma il Governo pensasse anche ad azzerare, per questo periodo tutti i pagamenti».
CINEMA
«Come sempre lo spettacolo, che non è stato veicolo di contagio, viene penalizzato», hanno spiegato i gestori del Cinema Moderno di Cerveteri. «Uno studio americano ha dimostrato che dal momento della riapertura non ci sono state situazioni di pericolo. A oggi le strutture aperte al pubblico più sicure, tra quelle aperte al pubblico, sono i cinema. Prendiamo ad esempio la nostra struttura – hanno spiegato – in 200 mq di spazio, con ricambio d’aria costante e sanificazione continua, al massimo entrano 70 persone. Andare a chiudere i cinema senza darci possibilità di lavorare per gli spettacoli pomeridiani significa penalizzare gli esercizi, rischiando la chiusura di quelli più piccoli. La nostra associazione ancora non ha preso una decisione, ma noi gestori dovremmo ribellarci contro questa decisione profondamente ingiusta».
PISCINE, CENTRI SPORTIVI, PALESTRE
Decisioni che non convincono e che fanno arrabbiare anche il settore sportivo. Centri sportivi, palestre e piscine che nei mesi scorsi pur di riaprire e continuare a lavorare hanno investito denaro per adeguare i loro impianti e far sentire anche i più “paurosi” al sicuro. «Non si comprende il perché facciano chiudere attività che rispettano protocolli mentre lasciano aperti anche il sabato e la domenica i centri commerciali che normalmente sono frequentati da milioni di persone ed ora con la chiusura di bar, ristoranti e centri sportivi saranno ancora di più presi d’assalto!», spiegano da Il Gabbiano di Ladispoli. «Una domanda mi sorge spontanea: già da prima dell’estate ci allertavano sulla seconda ondata di ottobre ma se lo immaginavano non potevano prepararsi?». Dello stesso avviso anche i gestori del Tyrsenia a Cerveteri: «Ci chiediamo dove andranno i giovani che prima passavano il loro tempo in piscina o in palestra? Sicuramente usciranno, anche perché noi genitori non possiamo tenerli esclusivamente a casa. Noi, come i colleghi, abbiamo sempre fatto attenzione ai protocolli e all’igienizzazione. Faticosamente ci siamo rialzati in estate, ma ora rischiamo veramente un dramma».
Civonline