La prima questione è di metodo. Non si può pensare che decisioni di tale natura possano essere assunte senza il coinvolgimento a tutti i livelli della città e quindi non siano precedute da un dibattito ampio tra le forze rappresentative: enti locali, partiti, sindacati, associazioni. È auspicabile è che tutte le parti coinvolte si costituiscano in un comitato cittadino che si interfacci con Enel e con i Ministeri di riferimento. Si tratta di scelte che condizionano il futuro di Civitavecchia e del suo comprensorio e come tali debbono reggersi innanzitutto sul consenso delle popolazioni. È questione non formale quando si consideri l’enorme peso che la presenza Enel ha sempre avuto nello sviluppo economico ed occupazionale. Nel merito la proposta Enel sembra un ritorno agli anni passati, quando si discuteva della metanizzazione di Torre Sud. C’è però da considerare il tempo trascorso e i mutamenti di scenario di questa fase. Continuare a utilizzare i combustibili fossili per la produzione energetica appare anacronistico. L’abbandono di tali combustibili è una necessità planetaria. Ben altre opportunità offre ormai la scienza e ben altre soluzioni si impongono. La scelta delle energie rinnovabili è ormai inderogabile ed indifferibile. Non solo: una realtà come la nostra che ormai da oltre mezzo secolo ha consegnato all’Enel una parte consistente del suo territorio, compromettendo con ciò altre possibilità ed opportunità di sviluppo e subendo danni gravissimi alla salute e all’ambiente, merita altra considerazione. Una strategia di fuoruscita dal carbone deve essere incentrata su un asse strategico alternativo all’attuale: abbandonare il sito come luogo di produzione per riconvertirlo in luogo di ricerca, di sperimentazione per attività pulite e compatibili con un diverso modello economico che costituisce l’antica aspirazione della città. Un modello che veda la valorizzazione delle sue risorse endogene: porto, attività termali, turismo, riqualificazione dei servizi, ricerca e sperimentazione. L’Enel dovrebbe essere il volano e il sostegno di una prospettiva nuova capace anche di estendere e riqualificare l’occupazione dei suoi stessi addetti. E in questa ottica si pone il problema del recupero, della riqualificazione e della fruizione di parte consistente del territorio oggi sottratto alle opportunità di sviluppo della città. Quello che proponiamo è l’avvio immediato di un tavolo a carattere progettuale che riconsideri tutta la geografia del polo energetico sito a Civitavecchia Nord. Area che, restituita alla città, potrebbe essere gestita anche di concerto con Enel quale, ad esempio, parco fotovoltaico e area di produzione di pannelli di ultima generazione, di dispositivi digitali per contatori elettronici, test di prodotti, laboratori di ricerca e sviluppo. Un polo tecnologico gestito auspicabilmente insieme ad Amministrazione e Università, che faccia di Civitavecchia un volano di innovazione e occupazione.
In tutto questo, credo che il Comune e la popolazione debbano essere i principali artefici delle scelte evitando, come già successo in passato, che esse calino dall’alto e corrispondano agli interessi di pochi.
La vicenda del carbone sta lì a testimoniarlo.