CSP ha raggiunto l’equilibrio di esercizio, ma si fonda sulle macerie delle società partecipate fallite. Cifre e modalità con cui le farmacie sono passate di mano restano un mistero. E tanti fornitori aspettano ancora.
Civitavecchia Servizi Pubblici srl, la società partecipata del Comune, è finalmente in attivo di esercizio. Una gran bella notizia, diremmo straordinaria se non fosse che le problematiche di bilancio non sono del tutto superate: guai però a deprimersi guardando alle scorie del passato, se è vero che la continua perdita è finalmente cessata, senza peraltro ricorrere a dolorosi tagli al personale o a esternalizzazioni e cessazioni di servizi.
Tuttavia, vi sono scorie del passato sulle quali la luce non si è accesa. E quindi sarebbe il caso di farlo, almeno ora che la volontà generale pare quella di voltare pagina e adagiarsi così su un futuro di certezze. Certezze che ad esempio non hanno avuto i fornitori passati dalle forche caudine dei concordati, dovendosi accontentare di percentuali irrisorie di quanto le precedenti società partecipate (sulle macerie delle quali fu fondata CSP) dovevano loro.
Ad esempio, Ippocrate.
Che proprio per la valenza socio-sanitaria che aveva (portandosi in pancia un servizio essenziale come le farmacie) è un caso da portare alla chiarezza il prima possibile. È normale quel passaggio di beni e magazzino a una nuova società, quando la vecchia era già avviata al fallimento? Perché la città intende senz’altro avere la certezza che nessun malizioso possa scomodare termini antipatici come “bancarotta fraudolenta”. Altra domanda: a quanto ammontano le cifre restituite ai fornitori di Ippocrate?
Quanti stanno ancora aspettando, e quanti ancora lo faranno invano?
Un’operazione verità che sarebbe bene fosse messa in atto.
Per la trasparenza e per capire come non commettere nuovamente errori che, arrischiandosi su percorsi accidentati, potrebbero dolorosamente riaffacciarsi.