I PILOTI, VITTIME DI GRAVISSIMI INCIDENTI STRADALI, SPIEGANO AGLI STUDENTI DELL’ISTITUTO SUPERIORE “GIUSEPPE DI VITTORIO” COME TORNARE A SOGNARE E A VINCERE, NELLO SPORT E NELLA VITA.
4 aprile 2017: gli studenti dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” incontrano Emiliano Malagoli e Maurizio Castelli.
Trasformare la disabilità in opportunità: è questa la storia di Emiliano Malagoli, simile a quella di Maurizio Castelli (anche lui motociclista coinvolto in un gravissimo incidente stradale), di Alex Zanardi, dell’atleta paralimpica Bebe Vio e di molti altri anonimi eroi della vita quotidiana.
Emiliano era un pilota innamorato delle moto Ducati. Nel 2011 finisce fuori strada e deve farsi amputare una gamba. Nell’altra subisce dodici interventi chirurgici. “Da quella sera del 30 luglio 2011 mi sono posto un obiettivo apparentemente impossibile: tornare a correre in pista in un trofeo, come facevo prima; anche se ero diventato disabile, dovevo riuscirci, per me stesso ma principalmente per le mie figlie che non dovevano veder cambiato il loro padre, forse un po’ nel fisico, ma nella testa assolutamente no. Dopo 7 mesi di ospedale, grazie ad una protesi speciale che ho studiato con i miei ortopedici, sono voluto rientrare al Mugello per capire se dentro di me era cambiato qualcosa: nulla. Lo stesso sguardo, rivolto all’uscita della curva; la stessa determinazione ad allungare la frenata; insomma, ero sempre io, avevo reso alle mie figlie il padre che avevano e a me stesso la persona che era distesa sull’asfalto qualche mese prima”.
Ma la battaglia di Emiliano non finisce qui. Dopo poco tempo, nel 2013, il pilota fonda una Onlus, la ‘Di.Di. (Diversamente Disabili). “Mi sono impegnato per coinvolgere più ragazzi possibili nelle mie stesse condizioni – ha spiegato – Contestualmente ho creato un Team di piloti “speciali”, per partecipare al Trofeo Bridgestone insieme ai normodotati. Siamo partiti in cinque, ora siamo circa una ventina. E lo scorso 24 agosto al Mugello abbiamo organizzato la prima gara al mondo riservata a piloti disabili, venuti persino dall’Australia: è stato un successo, sportivo ma anche, e soprattutto, sociale”.
Emiliano Malagoli è tornato in sella alla moto e ha ripreso a gareggiare. “Incredibile. Mi sono sentito un pilota vero, come i miei idoli – ha dichiarato più volte – Non solo la mia disabilità è sparita per qualche giro, ma mi sentivo fortunatissimo, un eletto a cui hanno regalato un sogno. Sono contento, felice, non solo per la mia personale esperienza, ma perché penso che, nel mio piccolo, posso essere un punto di riferimento per tanti ragazzi disabili: con impegno, forza e coraggio, ognuno di noi può raggiungere risultati impensabili, ritornare a sentirsi normali e anzi … talvolta qualcosa in più! La disabilità deve trasformarsi in opportunità: opportunità di dimostrare a se stessi che con tenacia possiamo raggiungere i nostri sogni, i nostri obiettivi, opportunità per spostare più avanti i nostri limiti”.
Analoga la testimonianza di Maurizio Castelli.
Sembrano le parole di Alex Zanardi, che nel commentare la sua recente partecipazione alle Olimpiadi di Rio a cinquant’anni, ha detto: “Spesso agisco rispondendo a me stesso, a un bisogno interiore che manifesto da sempre…E’ qualcosa che viene dalla curiosità e che la curiosità trasforma in passione. Era così da ragazzino quando pensavo ai kart, è così ancora oggi perché in qualsiasi condizione ci troviamo, anche se questa condizione è nuova, inattesa, magari dolorosa o faticosa, è possibile scovare proprio dentro questa condizione una opportunità. E allora l’impegno, l’entusiasmo per le cose che fai, porta una soddisfazione autentica…Non importa se vinci o perdi. Importa impegnarsi per provare. Per me di sicuro. Ma credo sia lo stesso per gli altri. Dare tutto, mettersi in discussione, cercare un limite. Sono termini che appartengono allo sport, che fanno dello sport un universo bellissimo”. Ma hanno a che fare anche e soprattutto con la vita.