In merito al dibattito che si sta sviluppando in città sul futuro degli impianti energetici, riteniamo opportuno dare un nostro contributo nella speranza che si apra al più presto un confronto con dati, cifre e prospettive concrete. Siamo però consapevoli che la città dovrà essere in grado di mettere sul tavolo un propria idea di sviluppo o nessuno potrà salvarci da una crisi occupazionale ancora più profonda di quella che stiamo già attraversando, aggravata in questo anno dal calo dei traffici portuali dovuto alla pandemia a dal phase out del carbone di fatto già in corso. Riteniamo infatti che al tavolo che il MISE ha aperto qualche giorno fa sia necessario arrivarci attrezzati e con le idee chiare. La prima certezza dovrebbe riguardare il fatto che chi per anni ha avuto moltissimo da questo territorio Enel ma anche Tirreno Power non possano non assumere impegni precisi e di sostanza ben diversi dalla semplice riconversione a gas che, anche qualora autorizzata, non basterebbe di certo a tamponare l’emorragia di posti di lavoro conseguenti alla dismissione del carbone. Oggi Enel è un operatore molto diverso da come lo abbiamo conosciuto in passato, è tra i primi produttori al mondo da fonti rinnovabili, investe moltissimo nello sviluppo delle reti elettriche, ha attivato una nuova linea di business legata alla logistica. Non può perciò non mettere il nostro territorio al centro dei suoi progetti anche in questo tipo di attività. Si tratta di attività, in particolare quelle legate alla logistica, che porterebbero in città diversi posti di lavoro ma che vanno raccontate nella loro concretezza e sulle quali Enel dovrebbe spendere parole chiare e impegni precisi. Lo stesso vale per il coinvolgimento delle imprese locali nelle nuove linee di business dell’operatore elettrico. Le nostre imprese devono essere messe in condizioni di poter competere con le altre anche sui tanti investimenti che gli operatori elettrici realizzano fuori da questo territorio e in questo crediamo sia necessario un grande piano di qualificazione professionale per tutti quei lavoratori che sarà possibile riqualificare. Siamo consapevoli che non tutte le imprese possano riconvertirsi ma laddove questo può generare nuove opportunità e crescita sarebbe assurdo non provarci. In questo crediamo che la Regione Lazio con i tanti fondi che spende annualmente per la formazione  non possa essere tenuta fuori da questo processo. Abbiamo apprezzato l’atto di indirizzo sulla Blue Economy votato dalla Giunta regionale, ora però è tempo di dare gambe a quelle idee. Siamo inoltre convinti che non dovrà ripetersi quanto accaduto con la riconversione a carbone durante la quale le divisioni del sistema produttivo locale hanno nuociuto allo sviluppo e alla crescita dell’imprenditoria locale, ad esclusivo beneficio di Enel. Gli operatori elettrici devono soprattutto impegnarsi, e l’amministrazione comunale dovrebbe pretenderlo, a far arrivare vive le imprese locali al 2025 perché se alcune hanno potuto beneficiare dei ristori messi a disposizione dal Governo, e in parte anche da ENEL, la quasi totalità delle imprese che lavorano nei siti non hanno potuto accedere a benefici tali da ristorarle rispetto alle perdite subite dall’inizio del phase-out del carbone. Per questo è necessario aprire un confronto serio su tutte queste questioni. Un confronto che vada ben oltre il si o il no alle riconversioni, che sappia tener dentro le reali prospettive di sviluppo di entrambi i siti energetici, della Zona Logistica Semplificata, e ancora più in generale del porto. Abbiamo colto positivamente le prime dichiarazioni del nuovo Presidente dell’Autorità portuale,  anche quelle relative ad un nuovo corso nei rapporti tra porto e città, chiediamo con forza all’Amministrazione comunale di mettere al centro della propria agenda di lavoro i temi dello sviluppo, dai rapporti con il cluster Port e gli operatori elettrici, alla riattivazione del processo di costruzione delle terme, agli interventi di rigenerazione urbana nei quali Civitavecchia è indietro rispetto ad altri comuni e che potrebbero dare nuovo slancio al settore edilizio, senza alcun consumo di nuovo suolo. Capiamo la necessità di salvare CSP ma questa operazione non può distogliere completamente l’Amministrazione dagli altri temi di sviluppo. Non esistono lavoratori di serie a A e lavoratori di serie B. Vanno tutelati tutti, anche quelli delle imprese più piccole. Così come pensiamo che non possa essere disperso il patrimonio di competenze delle imprese più tradizionali. Dobbiamo tener dentro la progettualità delle associazioni di categoria, dei sindacati e pretendere da chiunque ricopra un ruolo istituzionale non generici appelli ma atti e proposte concrete. Ad indiziare dall’Amministrazione comunale. A gennaio Italia Viva organizzerà un confronto aperto su questi temi, ci auguriamo che tutti i soggetti coinvolti vogliano partecipare.
Italia Viva Civitavecchia e Litorale Nord

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