L’ Edificio del Ferro. A cura di Glauco Stracci – SSC

Le miniere del ferro di Tolfa.

 

La località di Pian Ceraso fu la prima nel 1650 ha subire ricerche minerarie per individuare giacimenti di ferro dal Boschi che instaurò un primo eidficio lungo il fosso Caldano, senza grandi successi, seguì nel 1739 il tentativo infruttoso del Mattioli che culmina con la presa in gestione delle ferriere direttamente dalla direzione della RCA, sotto papa Clemente XIV. Un altro tentativo, che non ebbe il successo sperato, fu l’incarico che, nel 1834, il papa Leone XII affisò al marchese Vincenzo Calabrini, questo apportò delle migliorie alle miniere esistenti in Pian Ceraso, ma il contesto storico economico non fu favorevole.  Solo nel 1841, sotto papa Gregorio VI, riprende l’attività estrattiva con Clemente Loatti, aprendo nuove miniere, oltre quelle vecchie, di lui resta inoltre menzione nel toponimo Prato di Clemente nella carta IGM. La società si espande e nel 1846 diventa la “Società Giacomo Benucci e Compagni”, si realizza un reale stabilimento minerario, nelle vicinanze del convento di Cibona, indicato come Deifizio del Ferro, lungo il fosso di S. Lucia; qui si edifica un altoforno,  per la fusione del minerale ferroso, principalmente limonite ed ematite, un forno per mattoni refrattari, una fonderia e l’edificio per gli uffici della Direzione amministrativa. La società durerà fino al 1876, anno della sua chiusura, producendo ogni anno una media tra 300 e 1300 tonnellate di ghisa. Dopo tale momento lo stabilimento non riuscirà più a ripartire, un progetto della Ditta Trentin & Comp. di collegare il complesso minerario al porto di Civitavecchia tramite una piccola ferrovia fallirà per l’improvviso crollo economico, solo nel 1919 un ultimo tentativo di estrarre, lavorare e trasportare il minerale, sarà tentato dall’ ILVA, che vi rinuncerà a causa dei costi alti di vendita, troppo al di fuori del mercato, lo stabilimento del ferro così chiuderà definitivamente per cadere in abbandono. Oggi la sede amministrativa, indicata nella carta IGM del 1879 come “Edificio Vecchio” e localmente come “l’Edificio del Ferro” è stata ristrutturata, mentre nelle adiacenze del fosso, sono ancora visibili i ruderi dei forni fusori.

G.STRACCI-SSC