sculture di luce gaeta

GAETA, CITTA’ DI MARE E DI LUCE. GLI STUDENTI DEL ‘DI VITTORIO’ IN VISITA DI ISTRUZIONE, ALLA SCOPERTA DELL’ANTICO BORGO LAZIALE.

Gli studenti dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” alla scoperta di Gaeta: due giorni, dopo il rientro dalle vacanze natalizie, dedicati all’arte, alla cultura e alla bellezza dell’antichissima città laziale sospesa fra la storia e il mito (il suo nome deriverebbe, come è noto, secondo la leggenda, dalla nutrice di Enea).
Accompagnati dai docenti Antonio Riccitelli, Francesca Paolucci, Maria Antonietta Asole e Angela Pangallo, gli allievi del corso Amministrazione Finanza e Marketing del ‘Di Vittorio’ hanno visitato la città in tutti i suoi angoli: dal borgo vecchio alle ‘sculture di luce’ che fino al 14 gennaio hanno impreziosito  le vie del centro.
Avamposto di quello che i Romani chiamarono ‘Latium novum’, Gaeta divenne nel Medioevo una vera e propria ‘repubblica marinara’ (al pari delle più importanti Genova, Venezia, Pisa e Amalfi), gelosa preservatrice della sua libertà e autonomia. Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Borbone: tutti compresero l’importanza strategica dell’antica città, vicina al confine con lo Stato della Chiesa. Rilevanza testimoniata dai quattordici assedi subiti lungo i secoli, l’ultimo dei quali (quello delle truppe al comando del generale Enrico Cialdini nel 1860-61) vide la fine del Regno delle Due Sicilie e la proclamazione del Regno d’Italia. E da due anni, durante le feste natalizie, Gaeta si illumina con le “Favole di Luce”, installazioni luminose che la trasformano in un’imperdibile attrazione per tutti gli appassionati del mito, della storia e dell’arte.
Ma gli studenti del ‘Di Vittorio’ hanno voluto anche attraversare Gaeta percorrendo la sua arteria principale: Via dell’Indipendenza, la strada dell’antico borgo marinaro e contadino, dove da millenni si incontrano i sapori della terra e quelli del mare. “Si tratta di un itinerario irrinunciabile – ha sottolineato il Prof. Antonio Riccitelli – che consente di scoprire l’anima più profonda della città: un percorso allo stesso tempo gastronomico e culturale all’interno delle tradizioni, della storia e dell’identità complessa di questo luogo, una sintesi perfetta dei suoi caratteri più autentici”.
“E’ importante che i nostri studenti facciano esperienza diretta dell’arte. – ha affermato la Dirigente Scolastica dell’Alberghiero Prof.ssa Vincenza La Rosa –  Salvatore Settis ha scritto che la storia dell’arte aiuta a vivere, ricordando che in Francia il suo studio assume una valenza non solo accademica, ma anche e soprattutto sociale e civile. Conoscere l’arte, in ogni sua forma, significa conoscere le proprie origini e quindi acquisire coscienza di quella dimensione estetica, di quella bellezza che costituiscono parte integrante della nostra identità. La scuola deve aprirsi al mondo ed essere pronta a superare il proprio perimetro, a ‘spostarsi’ fisicamente là dove l’arte e la cultura ci chiamano. E’ questo il senso più profondo delle cosiddette ‘uscite didattiche’ o ‘visite di istruzione’: la conoscenza”.

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