LA DIPENDENZA DA GIOCO di Alessandro Spampinato (2^ parte)

(continua dall’edizione precedente)

Il rinforzo intermittente è un potente meccanismo di manipolazione mentale per spingere le persone a continuare a giocare nella speranza di vincere perché ogni tanto questo succede. Nel lungo periodo però se si è vinto 100 euro se ne è giocati almeno 2000. Chi vince è sempre il banco o la macchinetta, chi vince è sempre l’azienda che produce questi sistemi infernali e mortali e lo stato che incassa in tasse. Il dipendente da gioco è sicuramente il vero perdente, perché perde 3 volte: i soldi, la dignità e la famiglia. La dipendenza da gioco è devastante e distruttiva su tutti i piani e non riguarda una categoria specifica di persone. Ricercare il piacere, l’emozione, desiderare di controllare la fortuna e così cambiare la vita rendendola ricca, eccitante e felice è un’esperienza che può capitare a chiunque, persone semplici, modeste apparentemente tranquille e imprenditori, laureati, professionisti, persone di successo, uomini e donne, anziani e adolescenti. Alla base di questo disordine ci sono molti fattori come noia, stress, insoddisfazione e frustrazione, rabbia, solitudine ma anche disturbi associati come la depressione, il disturbo narcisistico di personalità e il disturbo borderline. La dipendenza da gioco va compresa il prima possibile e trattata con una psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale. Alcuni farmaci che agiscono sull’impulsività, come gli SSRI o gli stabilizzanti del tono dell’umore, possono coadiuvare il lavoro dello psicoterapeuta, ma non sostituirsi ad esso. È di fondamentale importanza parlare di questo problema psicologico e sociale e rivolgersi agli specialisti prima che i danni diventino irrecuperabili. Anche i familiari devono chiedere aiuto non solo per il giocatore ma anche per loro stessi, per imparare a difendersi e a gestire il problema del loro parente e per ricevere il necessario supporto e sostegno in questa devastante e distruttiva esperienza del gioco.

(fine)