La Regione butta l’esca
Pubblicata la carta vocazionale per l’acquacoltura: la Frasca considerata idonea. Il progetto per un impianto a gabbie aperte torna a prendere quota proprio mentre si avvicina la campagna elettorale.
Proprio mentre uno pensa al mare come l’orizzonte naturale di un Ferragosto da passare sereni, ecco che la Regione Lazio apparecchia la tavola azzurra per l’impianto di acqua- coltura off shore alla Frasca. E’ stata pubblicata nei giorni scorsi la “Carta Vocazionale Acquacoltura delle zone di mare territoriale della Regione Lazio” e per l’area oggetto dell’interesse per un impianto a gabbie aperte, la risposta è sì, si può fare. Un colpo messo a segno dal progetto di CivitaIttica, dopo l’altolà ricevuto a gennaio per la mancanza di un molo dedicato. “Le zone precluse all’acquacoltura – è la posizione della Regione – rimangono quelle dove insistono altri vincoli: habitat e specie protette, la qualità dell’ambiente marino costiero, le pressioni antropiche, le attività economiche e le infrastrutture in mare, la difesa e la sicurezza nazionale”. Curioso che secondo la Regione Lazio il porto non sia una attività economica, magari degna di attenzione per la difesa nazionale, così come non lo siano le centrali (anche in termini di sicurezza); così come la stessa Regione Lazio (e forse gli stessi tecnici?) che ha giudicato la Frasca monumento naturale e Zps. Ora, chiaramente, c’è da aspettarsi una impennata di prese di posizione sul tema, che inevitabilmente si appresta ad entrare nella “top ten” della prossima campagna elettorale per le regionali. La domanda è però se valga la pena di accapigliar- si, quando a spadroneggiare sono i tecnici con le loro “relazioni”… mentre la politica insegue.