Percorsi assai più cosmopoliti di quanto non fossero stati annunciati, quelli dello scorso fine settimana in via Trieste. E allora vale la pena fare un passo indietro e cercare di comprendere cosa sia avvenuto: anche perché non è il caso di perseverare negli errori, giacché da umano il caso diventerebbe diabolico e quindi, ammesso e niente affatto concesso che ci troviamo davanti al primo “sbaglio” del genere, correggersi è cosa buona e giusta.

E già. Dovevano essere percorsi di Sardegna, quelli di venerdì, sabato e domenica. Ma sono stati sardi quanto siciliani, argentini, calabresi, americani e via dicendo. L’unica vera bancarella (perché sempre di bancarelle parliamo, quando si tratta di manifestazioni) proveniente dall’isola dei quattro mori era quella di un artigiano orafo. Il resto? Street food con musiche caraibiche fino a tarda sera, porchette lazialissime fatti passare per “porceddu”, grigliate sudamericane e via dicendo. Quanto basta a definire per rendere i Percorsi di Sardegna un assai meno caratteristico ombelico del mondo dove valeva di tutto. Faccenda che si è cercato di nascondere con una sfilata, nelle ore più calde e quindi per pochi intimi, di simil-mamuthones. Strano che si propini tale “mascherata” proprio a Civitavecchia, che di tutta l’Italia continentale è la città che di Sardegna dovrebbe intendersene di più.

In ciò, il week end sardo somigliava maledettamente alla festa della birra, allo street food e a tutte le altre manifestazioni fin qui proposte. Cambiano i nomi, cambiano le location ma le bancarelle restano le stesse. E le stesse sono anche le dichiarazioni di giubilo da parte dei solerti amministratori, i cui terminali olfattivi sono stati in grado addirittura di intercettare presunti “profumi di Sardegna”. Ci dicano allora se si trovavano più vicini alla bandiera argentina o a quella statunitense…

Lati positivi? Le esibizioni degli artisti locali fanno sempre bene. Ma siccome anche questo è un format già visto e rivisto, lo si battezzi con un nome e la gente saprà cosa aspettarsi. A naso, tanto per restare agli odori, “sagra itinerante dell’unto” ci pare il più adatto. Ci dirà il prossimo comunicato del Pincio.

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