Siamo ufficialmente entrati nel mese più profondo e riflessivo dell’anno. A Natale veniamo tutti coinvolti in ragionamenti e esperienze emotive forti perché, per qualche ragione strana, il giorno della nascita di Gesù, il suo “compleanno”, è stato trasformato nella festa delle famiglie riunite che si abbuffano di cibi e si scambiano regali. La tradizione è costellata di interpretazioni di parte di fatti forse realmente accaduti o inventati ad arte. Nell’antico Egitto il popolo veniva addomesticato con la frusta e la spada ad ubbidire e a adorare il faraone che, elettosi figlio della divinità Ra, aveva potere assoluto su tutto il suo regno, disponeva della vita dei suoi sudditi, pena la morte.
Poi i Re, i nobili, i Papi e oggi la politica e le banche, tutti, da sempre, hanno dettato leggi appoggiandosi a libri e poteri ammantati di sacro per controllare, gestire e dominare il popolo. Questo condizionamento storico è entrato nella cultura dei popoli e delle nazioni, così che siamo noi stessi a portare avanti il sistema di controllo della nostra vita e degli altri. Le categorie di bene e di male, la morale, ormai sono un programma mentale impiantato automaticamente in noi sin dall’allattamento. È una trasmissione intuitiva che passa attraverso gli atteggiamenti, i premi e le punizioni, i successi e gli insuccessi sin da quando siamo piccoli. Il sistema si regge sulla paura della perdizione eterna dopo la morte e sul senso di colpa, perché, se rompiamo lo schema, deludiamo qualcuno o sbagliamo. Non c’è riflessione, ragionamento, giudizio critico! Giusto e sbagliato sono categorie fisse e rigide che esistono a prescindere! Le cose stanno così e basta! Ed eccoci tutti quanti a fare sempre le stesse cose, a rispettare le tradizioni così come ci sono state tramandate con umiltà, sottomissione e sacrificio. Tutti fanno a gara a chi si comporta meglio secondo il modello sociale, a chi è più buono e servizievole verso i padroni e i signori per compiacersi della loro approvazione e per tenersi buona la divinità che decide del nostro destino in relazione al nostro rispettare le regole e ci promette la vita eterna dopo la morte.
Ma ora pongo a voi delle domande per stimolare una riflessione, per riattivare il ragionamento su ciò che automaticamente e inconsciamente diamo per scontato e accettiamo come reale passivamente. E se, invece, fossimo noi a decidere il nostro destino, a costruire il nostro presente, a definire la nostra realtà, la causa del nostro fallimento o del nostro successo, il motivo della nostra sofferenza o della nostra felicità, la ragione per cui siamo nati, lo scopo e il senso della nostra nascita a questo mondo, l’inizio e la fine della nostra vita, i detentori della verità, i padroni del nostro giardino e della nostra casa, se fossimo noi persone libere? Se non ci fosse un libro o qualcosa di sacro ma fosse la nostra stessa vita ad essere sacra? Vivremmo ancora da schiavi e servi umili e ubbidienti del sistema, dei potenti, delle tradizioni, della cultura e degli schemi sociali? E se fosse la vita umana ad essere il bene da conservare e da tutelare come patrimonio dell’umanità?
Proviamo a riflettere che cosa cambierebbe se la realtà fosse questa e non quella in cui abbiamo sempre creduto passivamente e per ubbidienza. La vera rivoluzione è nella nostra mentalità e nel nostro cuore. Cosa accadrebbe se ci accorgessimo di non essere servi d’amore di qualche divinità, di qualche sistema o libro o di qualche potente, ma signori d’amore e dignitosi portatori di conoscenza?
Ricordiamoci, infine, che sia che ci sia un aldilà sia che non ci sia, comunque, quando si spegnerà la luce per noi in questo mondo, la nostra vita qui sarà finita! Proviamo allora a dare più valore alla nostra umanità e senso alla nostra esistenza.
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