IL SENSO DELLE COSE (Rubrica a cura di Alessandro Spampinato)
Alla fine di ogni esperienza facciamo i conti con noi stessi e con ciò che abbiamo fatto. Le domande fondamentali sono: cosa ho fatto? Perché l’ho fatto? Ho fatto bene o ho fatto male? Chi sono io oggi? Pensiamo alla carriera, decenni passati a formarci, a imparare, a fare esperienza e a lavorare anche duramente e poi la pensione, la carriera finisce e ci si trova a fare il bilancio della propria vita. A volte andare in pensione è l’inizio di un percorso di depressione, si perdono in un attimo identità, ruolo sociale, riconoscimento, potere, abitudini, senso e scopo del quotidiano e ci si ritrova smarriti di fronte ad un tempo vuoto, immenso e libero, troppo libero per chi per una vita ha rispettato regole e timbrato cartellini. Lo stesso vale per la famiglia, può capitare di aver dato tutto per essa, di aver rinunciato al lavoro, agli studi, agli interessi e agli amici per crescere i figli o di aver lavorato duro per mantenerla e pagare il mutuo di casa e un giorno il marito o la moglie ti recapitano una lettera scritta da un avvocato che chiede il divorzio. In un attimo si perde tutto, il senso, lo scopo, l’identità, l’idea e l’immagine personale e sociale di ciò che si è stati per decenni. E anche qui ci si ritrova di fronte ad uno spazio e ad un tempo sconosciuti, liberi, troppo liberi per chi ha avuto una vita regolata dalla scuola dei figli, dal pranzo e dalla cena per la famiglia, dalle lavatrici e dai compiti a casa. Cosa ho fatto? Perché l’ho fatto? Ho fatto bene o ho fatto male? Chi sono io oggi? Ecco le domande che dal profondo della coscienza emergono nei momenti cruciali della nostra esistenza. Sì perché i momenti cruciali sono quelli in cui ci sentiamo salire sulla croce (cruciale: derivazione dal latino crux crucis che vuol dire croce). Questi momenti sono quando ci sentiamo persi perché perdiamo qualcosa: la sicurezza, un amore, una persona cara, il lavoro, la famiglia, la salute o la vita. È in questi momenti che il tribunale interiore ci convoca per esaminarci dall’interno, nella nostra verità, nella nostra coscienza, nella nostra essenza. Se nella vita sociale con un po’ di destrezza e scaltrezza si può provare a farla franca, nella vita interiore non si può sfuggire! Questo perché il giudice per le indagini preliminari, il pubblico ministero, i giudici dei tre gradi di giudizio, la difesa, i testimoni e l’imputato siamo ad un tempo noi stessi. In questa nostra società caotica, distratta, superficiale, bugiarda, corrotta e falsa è difficile mantenersi centrati e svegli sulla nostra natura e sulla realtà. Siamo persone, esseri umani, coscienze in cammino evolutivo. Sulla terra siamo inesorabilmente e brevemente di passaggio, nulla ha importanza e valore se non questo. Il sociale, la politica, l’economia e le convezioni culturali sono accidenti, cose di poco conto, strumenti di controllo di massa, non sono certo la realtà e non esprimono la vita che, invece, esprime una persona, una intelligenza e un cuore che batte, che si emoziona e che pensa. Se comprendiamo l’illusione di questo mondo possiamo ridare priorità a noi stessi e alla nostra esperienza e formazione di persone, di coscienze che si sviluppano e espandono il loro campo di conoscenza e di azione. Noi non siamo il lavoro che facciamo, la casa o la famiglia in cui viviamo o il nostro conto in banca, queste sono espressioni di noi. Noi siamo una coscienza che si definisce attraverso un racconto che è la storia della nostra vita, delle nostre emozioni e dei nostri vissuti, delle nostre scelte e delle nostre esperienze così come le abbiamo percepite e elaborate. Noi siamo il nostro pensiero, un’idea, una rappresentazione, un’immagine. Tutto questo si chiama vita interiore e non vita sociale o carriera. Tutto questo è il nostro giardino di cui ci dobbiamo occupare, la nostra vera casa, ciò che abbiamo realmente fatto nella vita. Per costruire la famosa casa sulla roccia, che resiste ed è ben salda e non sulla sabbia dobbiamo occuparci del nostro mondo interiore almeno quanto ci occupiamo delle cose esterne che sono false e fugaci. Una casa costruita sulla roccia è un buon posto per vivere e per condividere con le persone che amiamo questo nostro passaggio.
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