Ladispoli, individuati i primi ”furbetti” dei buoni spesa
Più richieste per lo stesso nucleo familiare.
Sono partite le verifiche, nella città balneare, su chi aveva richiesto i buoni spesa. Dai primi accertamenti effettuati, come spiegato dal sindaco Alessandro Grando, è emerso che alcune persone avevano effettuato richiesta per lo stesso nucleo familiare. E così, il Comune ha “immediatamente bloccato l’erogazione” dei buoni. «Ovviamente – ha spiegato il primo cittadino – queste verifiche non sono assolutamente terminate, anzi, e tutti i fondi che riusciremo ad accantonare saranno redistribuiti». Fino ad oggi sono stati distribuiti 480 mila euro di buoni a oltre 1400 famiglie. «Sono numeri importanti – ha proseguito Grando – ma purtroppo le richieste sono state decisamente superiori rispetto ai fondi che ci sono stati messi a disposizione. Quindi per ora non è stato possibile erogare contributi alle famiglie che percepiscono forme di sostegno pubblico. Per far fronte a tutte le richieste sarà necessario che il Governo e/o la Regione Lazio stanzino altre somme per il fondo di solidarietà alimentare. Le famiglie che in questa prima fase non hanno avuto accesso ai buoni spesa potranno comunque accedere ai sevizi attivati per le famiglie in difficoltà, e quindi a richiesta riceveranno il pacco alimentare. Ricordo – ha concluso Grando – che in questo caso il numero da contattare è il seguente: 347/6356856».
Intanto l’opposizione ha chiesto una convocazione urgente della commissione servizi sociali per capire in che modo l’amministrazione abbia provveduto alla distribuzione dei buoni. Dopo la consegna della prima tranche di buoni, a quanto pare, «molti cittadini esclusi (e non) ci hanno chiesto – hanno detto i consiglieri d’opposizione – approfondimenti tanto sulla formazione della graduatoria quanto riguardo i controlli sui buoni già emessi, ravvisando ulteriori difformità rispetto ai tentativi di sciacallaggio già smascherati». Tanto che proprio i consiglieri avevano chiesto al presidente del consiglio di convocare una commissione informale dei capigruppo «per confrontarci».
Richiesta che a quanto pare sarebbe stata bocciata. «Riteniamo inaccettabile l’esclusione delle forze rappresentate (e non) in consiglio dalle scelte gestionali dell’emergenza covid-19». Da qui la decisione di richiedere una commissione consiliare servizi sociali urgente «a cui non abbiamo ancora avuto risposta».
«In attesa di risposte sulla commissione consiliare- hanno concluso i consiglieri – che si sarebbe potuta evitare con un po’ di buon senso continueremo, ognuno con il proprio impegno politico e sociale, ad aiutare chi si trova in maggiore difficoltà e a raccogliere le istanze inascoltate dei cittadini».