“Dimissioni da presidente del consiglio comunale per fare più opposizione agli atti di questa giunta”.
Arriva il terremoto nella maggioranza a cinque stelle: l’epicentro è l’urbanistica.
Alessandra Riccetti si è dimessa da presidente del consiglio comunale. La motivazione? “Mani più libere per difendere la città”, dice l’ormai semplice consigliera. E lo ripete anche lontano dai microfoni dell’aula Pucci. È una decisione che arriva alla fine di anni di conflitti anche molto accesi, con l’affiorare di demonizzazioni personali che avevano già visto sia la città nella sua recente storia politica, che il Movimento 5 Stelle in altre amministrazioni grilline.
La scelta di coerenza è però “Il ruolo di presidente del consiglio è un ruolo istituzionale per il quale tante azioni politiche di opposizione non si possono fare. Ho ritenuto necessario spogliarmi di questa veste e tornare ad essere un semplice consigliere comunale, ma ora posso esercitare un’azione politica di maggior tutela nei confronti della città”. Il che si declina in un dato politico chiaro: la spina nel fianco che la Riccetti ha rappresentato in questi mesi per la maggioranza aumenterà si spessore, profondità e quindi anche di incisività. Il quadro è chiaro: “posso ad esempio fare parte dell’opposizione urbanistica e battermi per San Liborio”. L’obiettivo pure: il “non assessore” Pantanelli. “Io – dice la Riccetti – pongo l’accento sul rispetto delle istituzioni: questo è un ente locale un’amministrazione pubblica, non casa mia. Abbiamo dei personaggi con accessi agli atti negati, documentazione che non arriva in consiglio… eventualmente può capitare che in una commissione si discuta, se dà delle deleghe deve formalizzarle e renderle pubbliche”.
Parte la rivoluzione riccettiana, insomma, ma si attende comunque una reazione da parte della città. Che nello stillicidio di pezzi persi dall’amministrazione, di distinguo e dimissioni che sono avvenuti in questi anni, non ha trovato ancora il punto di rimbalzo, nel profondo del suo carattere, per mettere da parte l’immobilismo e cominciare a chiedere a questi amministratori ragione di come stanno governando Civitavecchia. Che la maggiore opposizione a questa pessima classe politica arrivi proprio da ex Cinque Stelle che si sono accorti di quanto il messaggio trasmesso agli elettori sia stato tradito è un dato che non può non far riflettere. Che invece di un’operazione mani pulite, serva un’operazione mani libere, potrebbe essere il suggerimento giusto per voltare finalmente pagina dopo anni di frustrazioni.