Il Consorzio Pellicano sempre più specializzato nella raccolta differenziata e nella riutilizzazione dei rifiuti umidi.
L’occasione è di quelle importanti, ECOMONDO, The Green Technologies Expo, giunta alla 21ª edizione che dal 7 al 10 novembre prossimi a Rimini, vedrà al centro del dibattito internazionale, la valorizzazione del Biometano, la nuova fonte di energia rinnovabile che ha trovato pieno riconoscimento anche in Italia con un Decreto Ministeriale che ne incentiva la produzione, la commercializzazione e l’utilizzazione. Biocombustibile avanzato di terza generazione a suo favore si sono espresse anche le maggiori Associazioni Ambientaliste italiane Amici della terra e Legambiente che considera il Biometano come una nuova frontiera capace di dare un impulso straordinario alla “economia circolare” oltre ad essere un potente strumento utile alla lotta dei cambiamenti climatici.
Alla Fiera della Green Economy partecipa anche il Consorzio Pellicano come associato alla CISAMBIENTE, la Confederazione di Imprese Servizi Ambiente aderente a Confindustria e dedicata agli operatori del settore rifiuti, ambiente e rinnovabili. Il Consorzio che vanta una lunga esperienza nella Gestione dei Servizi Ambientali e si occupa di tutte le attività legate alla raccolta, al trasporto, alla differenziazione e recupero dei rifiuti, opera anche nell’area di Tarquinia dove realizzerà uno degli impianti di produzione di Biometano tra i più avanzati in Europa con ricadute positive nel territorio di ubicazione di carattere ambientale, economico ed occupazionale.
Per il Consorzio Pellicano il prossimo appuntamento ad ECOMONDO sarà opportunità e circostanza per ribadire ancora una volta il proprio ruolo che già svolge sul territorio nel campo della raccolta differenziata dei rifiuti e sulle positive ricadute, in termini di qualità, in quella dell’umido con l’attivazione dell’impianto che consentirà anche benefici specifici come il risparmio sui costi di gestione della raccolta, il potenziamento dell’indotto economico ed occupazionale diretto ed indiretto, il miglioramento delle qualità fisico-chimiche dei terreni, attualmente molto impoveriti, della fascia costiera dell’Alto Lazio con l’eventuale uso progressivo della generazione derivata di Compost di qualità conseguente alla produzione del Biometano. Questi sono solo alcuni degli aspetti positivi che l’attivazione dell’impianto di Tarquinia porterà al territorio comprensoriale ed ai suoi abitanti ai quali è forse utile specificare, al fine di evitare confusioni o luoghi comuni, che l’impianto non ha nulla a che fare con i Termocombustori o gli Inceneritori e la Diossina in genere, poiché in questo caso si tratta di riutilizzazione dei soli rifiuti umidi.
Dopo quelli già avviati in passato il Consorzio Pellicano sta predisponendo l’organizzazione di nuovi laboratori didattici e momenti di informazione specifica dedicati alle scolaresche ma anche a tutti i cittadini, compresa la pubblica amministrazione, al fine di rendere effettivo un controllo diretto, per così dire “popolare”, oltre quelli di carattere istituzionale, in corso e futuri, previsti dalla legge. Già in atto il monitoraggio dell’aria, tramite apposite centraline, che accompagnerà le varie fasi (prima – durante – dopo) relative alla realizzazione dell’impianto e la successiva messa in funzione.
Ideato aderendo al principio che i piccoli impianti al servizio di un territorio ristretto e delle esclusive pertinenti esigenze sono preferibili rispetto a quelli di grande portata, l’impianto di Tarquinia consentirà la trasformazione di 25.000 tonnellate annue di rifiuti. Si capisce bene che le capacità dell’installazione non potranno mai consentire il conferimento, al di là di quanto sostenuto da ingiustificati allarmismi, di rifiuti umidi provenienti da Roma.
La sua realizzazione e la messa a regime avranno bisogno di dodici mesi di tempo necessari per la costruzione. Le alte tecnologie usate e gli stessi processi per la valorizzazione energetica delle biomasse permetteranno nell’atmosfera solo immissioni di CO2 neutra oltre a non consentire emissioni negative (cattivi odori – “puzze”) sia in fase di scarico dei rifiuti nelle camere di immissione che nei vari processi di trasformazione.
Da un punto di vista economico i Comuni potranno stipulare convenzioni con l’impianto al fine di portare vantaggi diretti nei confronti dei cittadini che potrebbero tradursi (secondo le scelte attuate dalla Pubblica Amministrazione) anche nell’abbassamento delle tariffe (v. il caso di Tarquinia), calcolando un risparmio minimo complessivo di oltre 200.000 euro annui che potrebbero ulteriormente aumentare se il grado di raccolta differenziata superasse l’80%.
Per quanto riguarda l’impiego del Biometano prodotto dall’impianto si stanno seguendo due diverse possibilità reali di destinazione o utilizzo. La prima è quella della immissione in rete attraverso il vicino metanodotto SNAM, mentre l’altra prevede, invece, il caricamento sul carro bombolaio per essere portato ai distributori che attualmente vendono Biometano per autotrazione a Viterbo e Civitavecchia e meglio soddisfare, di conseguenza, una richiesta sempre più crescente per il recente aumento esponenziale di automezzi che fanno uso di biocarburanti.
L’altro aspetto non trascurabile dei benefici che porterà l’impianto nel comprensorio, come già accennato, è la produzione derivata di un compost di qualità che se usato su larga scala, anche tramite l’aiuto di specifici progetti avviati da organismi pubblici come ad es. potrebbe essere l’ARSIAL, si potrebbe attuare agricoltura biologica o quanto meno sostenibile su tutta l’area costiera dell’Alto Lazio pianificando l’uso di Biofertilizzanti e Compost che possano fermare il progressivo impoverimento del sottosuolo, senza l’utilizzo di sostanze chimiche nocive. Non trascurabile la propulsione a Biometano dei mezzi agricoli trattandosi della scelta tecnologica più efficace e disponibile nell’immediato per risolvere quella parte di problemi d’inquinamento legati all’uso degli automezzi nelle varie fasi delle coltivazioni agricole. Il complesso di queste attenzioni collocherebbe i prodotti finali su più alti livelli di qualità e genuinità da dover adeguatamente pubblicizzare sui mercati e nella distribuzione.