Le centinaia di persone accorse di domenica notte sotto a Palazzo del Pincio sono una testimonianza drammatica: ristoratori e negozianti non vanno lasciati soli davanti alle nuove chiusure imposte da Roma.
Non si vedeva da anni, forse da decenni, una folla pontanea come quella di domenica scorsa al Pincio. Condotti sotto al Comune da un tamtam rimbalzato dai social e dalle messaggerie telefoniche, circa trecento persone, principalmente commercianti ma anche rappresentanti di gruppi culturali, di spettacolo e sportivi, si sono radunati per esprimere tutta la propria disperazione davanti alle nuove chiusure ordinate dal Governo centrale. A loro è arrivata la solidarietà del sindaco Ernesto Tedesco, che ha tratteggiato la possibilità che il Comune si unica ad azioni legali che sarebbero in preparazione contro il Dpcm. Presenti erano anche una decina tra assessori e consiglieri comunali (quasi al completo la Lega, mentre per l’opposizione si è visto il solo Patrizio Scilipoti di Onda popolare). Tutti hanno potuto ascoltare il grido d’allarme di chi si è messo in linea con le precedenti regole, spendendo fior di quattrini per rimanere aperto nonostante la drammaticità del periodo (economicamente parlando) e sono stati poi beffati dalle istituzioni che hanno imposto un lockdown mascherato. Anche la Bibbia dice di temere l’ira del mansueto. Civitavecchia in questo senso, abbandonata a se stessa dal Governo centrale (Enel e porto, cioè i luoghi trainanti del’economia locale, ne sono le prove plastiche), rischia di diventarne una tragica testimonianza.