L’ISTITUTO SUPERIORE “GIUSEPPE DI VITTORIO” IN CAMPO CONTRO IL BULLISMO
IL REFERENTE DEL PROGETTO PROF. DONATO SIMONE: ‘RISCOPRIAMO IL VALORE DELL’EMPATIA’.
Proseguono, all’Istituto Alberghiero di Ladispoli, le attività e le iniziative di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyber- bullismo. “Il nostro ruolo di educatori e il nostro dovere pedagogico ci impongono di mettere in campo ogni energia al fine di lottare contro la violenza, l’intolleranza e la discriminazione – ha affermato la Dirigente Scolastica dell’Istituto superiore “Giuseppe Di Vittorio” Prof.ssa Vincenza La Rosa – Si tratta di una battaglia etica e culturale: il rispetto della persona e delle diversità deve rientrare in un patrimonio comune di valori, cui attingere quotidianamente nella scuola, nella famiglia e nella società”.
Ai nastri di partenza il Progetto “Star bene insieme”, ideato dal Prof. Donato Simone (Referente dell’Istituto Alberghiero per le attività di contrasto al fenomeno del bullismo), che vedrà la collaborazione della Prof.ssa Ambra Ruia, della Prof.ssa Daniela Clementi e della Prof. ssa Rosa Torino.
“Questo ciclo di attività si propone alle prime e seconde classi – ha spiegato il Prof. Donato Simone – e si svolge con una tecnica laboratoriale. Il primo approccio avviene fornendo agli studenti e studentesse un questionario che garantisce l’anonimato. La decodificazione dei dati rilevati avrà solo un valore di sottolineatura di alcune parti del lavoro di laboratorio. Si rinvierà ad un’altra fase l’utilizzazione globale degli stessi dati, dove i loro contenuti rappresenteranno il materiale di base per la formulazione di successive ipotesi d’intervento”. Il Prof. Donato ha spiegato quindi le modalità di lavoro con gli allievi e l’organizzazione delle attività di laboratorio, iniziate martedì 16 gennaio nella sede centrale dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio”: “dopo aver dato indicazioni per disporsi in modo da formare un cerchio, seduti per terra e avendo l’attenzione che ognuno con le ginocchia possa stare a contatto con le ginocchia delle due persone vicine, – ha spiegato il Prof. Simone – si prosegue presentando il tipo di lavoro che si intende attuare, per poi illustrare gli aspetti legali della normativa vigente relativi al bullismo ed al cyberbullismo. Si dà, quindi, seguito ad una serie di esercizi fisici che hanno la funzione di attivare parti di “intelligenza del corpo”. L’obiettivo è di far fluire nell’organismo valori quali la Solidarietà, la pratica del ‘Noi oltre l’Io’, l’Empatia e la Consapevolezza del Corpo Sociale, composto, questo, da più persone: ognuna con la propria identità, la propria differenza, la propria diversità partecipa alla costituzione di un nuovo “Organismo Sociale”. Nella qualità di docenti formatori-educatori, – ha aggiunto il Prof. Simone – è fondamentale prevenire, prima di dover denunciare, un caso di bullismo. Muovendo da questo assioma, il laboratorio fisico si propone l’intento di promuovere un’azione motivazionale. La fascia d’età sulla quale si interviene è quella adolescenziale, probabilmente la più delicata e complessa. E’ l’età nella quale l’emancipazione dagli adulti di riferimento assume un’importanza preponderante, l’età in cui si cerca di riconoscere ed affermare la propria identità, l’età nella quale lavorare sull’autoconsapevolezza risulta più che mai proficuo. Bene, con questo lavoro si cerca di creare la possibilità di calarsi nell’universo appena presentato, dove l’eco di alcuni valori legati alle nostre origini è ancora udibile. Si intende far risuonare questi valori agendo su meccanismi elementari del nostro corpo originario. Quel corpo dove i ghirigori e le sovrastrutture culturali non hanno agito asfissiando la consapevolezza che io e l’altro siamo “Noi”. Semplici movimenti fisici, che rendono necessario l’ascolto dell’altro, l’attenzione e la cura nei suoi confronti creano naturalmente un rapporto empatico. Chi pratica il bullismo – ha concluso il Prof. Donato – non conosce l’uso dell’empatia e ancor meno, ovviamente, sa cosa s’intenda per “rispetto della persona”.
“Per combattere gli stereotipi e i pregiudizi che sono spesso alla base degli episodi di discriminazione e violenza, occorre informare e sensibilizzare i nostri studenti affinché tutti siano in grado di attivarsi per far rispettare i propri e gli altrui diritti. – ha sottolineato la Prof.ssa Ambra Ruia – La scuola è il primo e fondamentale luogo in cui l’espressione della personalità in formazione si confronta con i modelli prevalenti nella società. Un confronto spesso conflittuale, reso ancora più difficile e doloroso dal comportamento degli studenti, che può assumere le forme della diffidenza, della derisione, dell’incomprensione o addirittura della violenza”. “Tutti i nostri interventi nel corso dell’anno scolastico, sono stati e saranno frammenti inseriti in un percorso esperienziale, in un tappeto tessuto giorno dopo giorno, nella prospettiva dello ‘star bene insieme’ all’interno della comunità scolastica. – ha aggiunto il Prof. Donato Simone – Una frase del grande scrittore russo Vasilij Grossman ci ha guidato e sarà oggetto delle nostre riflessioni con gli studenti: “Ciò che è vivo non ha copie. Due persone, due arbusti di rosa canina, non possono essere uguali, è impensabile…E dove la violenza cerca di cancellare varietà e differenze, la vita si spegne”.
Molti i temi al centro del progetto, perché molte e sempre più numerose sono le forme di discriminazione e di prevaricazione legate alla diversità: provenienza geografica, modo di parlare, inflessioni dialettali, disturbi dell’apprendimento, disabilità, etnia, omosessualità. Ma a preoccupare ancora di più sono i dati relativi al “bullismo digitale”, in considerazione del fatto che quella attuale è la prima generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l’essere connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza del tutto connaturata alla quotidianità. “Inutile sottolineare – ha affermato la Prof.ssa Daniela Clementi – quanto l’uso distorto delle straordinarie potenzialità della Rete possa provocare, nelle vittime di atti persecutori o vessatori, conseguenze devastanti sotto il profilo psichico e fisico”.
Degli aspetti giuridici del bullismo si è occupata la Prof.ssa Rosa Torino, sottolineandone i risvolti penali e civili e i rapporti con altre fattispecie quali mobbing, stalking e nonnismo. “Le azioni poste in essere dai bulli – ha spiegato la Prof.ssa Torino, Docente di Diritto dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli – possono sfociare nel compimento di numerosi illeciti di rilevanza penale. Il bullismo si estrinseca spesso in comportamenti idonei a integrare, ad esempio, i reati di percosse, lesioni, minacce, diffamazione, interferenze illecite nella vita privata, molestie, furto e, in alcuni casi molto gravi, addirittura stupro. Se alla base del fenomeno ci sono, poi, il razzismo o i futili motivi, – ha aggiunto la Prof.ssa Torino – le predette fattispecie sono aggravate. Il bullismo può comportare, poi, anche conseguenze di carattere civile: il risarcimento del danno ingiusto cagionato alla vittima, ai sensi dell’articolo 2043 del Codice civile. Da tale fenomeno, infatti, possono derivare sia il danno biologico (ovverosia all’integrità fisica e psichica), sia quello morale (rappresentato, ad esempio, dal turbamento dello stato d’animo di chi subisce i soprusi), sia infine quello esistenziale (ovverosia, ad esempio, alla riservatezza, alla reputazione, all’immagine)”.
Insulti, minacce, sessismo: ormai l’odio dilaga sul web – ha ricordato la Prof.ssa Clementi – e colpisce per il 63% le donne (fonte Vox, Osservatorio Italiano sui diritti). Il cosiddetto hate speech trova sempre più numerosi proseliti che si insinuano nelle pieghe esistenti fra il dark e il deep web. Spesso si invocano leggi speciali. – ha proseguito la Prof.ssa Clementi – Molti ricordano la severa normativa tedesca che prevede multe fino a 50 milioni di euro per i social network che non rimuovono contenuti offensivi entro 24 ore. Ma la maggior parte dei reati commessi dagli hater – ha ricordato la Prof.ssa Clementi – come calunnia, ingiuria, istigazione all’odio razziale e al suicidio sono già normati dal Codice Penale italiano. Come docenti dobbiamo puntare alla prevenzione e risiede proprio qui lo scopo dei nostri Progetti. Dobbiamo insegnare a usare Internet in modo consapevole e responsabile. L’educazione civica digitale: una nuova, difficile sfida da vincere”.