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Recenti fatti di cronaca hanno rilanciato l’allarme sul pericolo attentati.

(Prima Parte)

Ho già avuto modo già in passato, di parlare del fenomeno terrorismo, sia su questo testata giornalistica, che in altre sedi, ma sono convinto che anche questa non sarà l’ultima volta. Sto perfezionando i miei studi universitari, e senza peccare di presunzione alcuna, tutto ciò che di nuovo aggiungo al mio bagaglio culturale, cerco di metterlo a disposizione della collettività, così da rendere a questa un servizio utile, ma anche con il fine di cercare di capire insieme tante cose che a volte possono sfuggire, apparire difficili da interpretare, se non addirittura incomprensibili.
E’ di questi giorni la notizia di tre tunisini indagati dalla procura di Torino per associazione terroristica, ritenuti collegati all’Isis sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il provvedimento è stato notificato dai carabinieri del Ros. L’operazione è scattata dopo una pronuncia della Cassazione, che ha confermato le misure cautelari (negate in prima istanza da un giudice) spiccate dal tribunale del Riesame torinese. Nafaa Afli, Bilel Mejri e Marwen Ben Saad – di 27, 26 e 31 anni – sono accusati di aver sposato la causa dell’Isis e, in particolare, di avere aderito a una fazione nota come Ansar al-Sharia: idee sbandierate su Facebook, dove condividevano proclami, preghiere e materiale di propaganda nascondendosi dietro profili fittizi.
(FONTE:http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/piemonte/inchiesta-torino-arrestati-tre-tunisini-ritenuti-collegati-all-isis_3125169-201802a.shtml)
Le indagini, già dal 2016 avevano messo sotto osservazione i tre tunisini, non convalidate però da un GIP del tribunale Torinese, il quale aveva negato la misura cautelare a carico degli indagati, asserendo che  gli indizi, portavano a concludere che, sebbene il gruppo tradisse una “forte pericolosità sociale”, si poteva parlare al massimo di una “nebulosa e progressiva radicalizzazione” che non varcava ancora “la soglia penalmente rilevante”. A tal proposito, il P.M. Dr. Andrea Paladino ricorse al Tribunale del Riesame, il quale lo accolse, ma il tutto in attesa della necessaria conferma da parte della Cassazione. Si sa, come in Italia vanno le cose, delle lungaggini e dei tempi necessari e di cosa nel frattempo può accadere, specie per mano di soggetti radicalizzati, per i quali, immolarsi per la causa prescelta, è sinonimo tra l’altro di vita eterna e di tante vergini a loro disposizione
I tre uomini, già dal 2015, risultarono in possesso di un regolare permesso di soggiorno per studio, come pure altrettanto regolarmente iscritti ad un corso universitario ed ottenuto anche una borsa di studio, sembra però, a seguito dell’aver presentato, documentazione mendace e non risultando mai frequentatori delle lezioni, né tanto meno, di aver sostenuto qualsivoglia esame. Segue la storia, tra compagni partiti per la Siria, morti combattendo per l’Isis e celebrati dagli altri appartenenti al gruppo come martiri e infiltrati poi nel giro dello spaccio di droga.
Insomma, questo è solo uno dei tanti esempi o casi, che dir si voglia venuti alla luce, tra sentenze ed appelli, tra un giudice e l’altro e passaggi di carte tra tribunali di diverso ordine e grado. Lo spettro terrorismo non lascia certo indenne neanche la nostra cara, amata e bistrattata Terra Italia.

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