L’UOMO SOCIALE È VERAMENTE LIBERO? di Alessandro Spampinato (1^ parte)
Perché noi tutti facciamo quello che facciamo? Perché studiamo per decenni a scuola, al liceo, all’università e poi per decenni andiamo a lavorare anche se queste esperienze, a volte, non ci piacciono o ci fanno soffrire anche molto? Perché mangiamo i cibi delle nostre tavole, ci vestiamo in questo modo, fumiamo e beviamo caffè, ci sposiamo, ecc.? Come può essere che più o meno tutti quanti facciamo le stesse cose più o meno agli stessi orari? È un caso o c’è un senso in tutto questo? Secondo me la questione è voluta e a farmi pensare così è il fatto che se prendiamo un aereo e facciamo qualche ora di volo ci troviamo, ad esempio, in Medio Oriente dove mangiano, si vestono, fumano, studiano e lavorano in modo decisamente diverso da noi e si sposano con più mogli, cosa che da noi, oltre ad essere illegale, è impensabile. Qualche ora in più di volo e ci troviamo in India o in Tibet dove usi, costumi e tradizioni ci proiettano in un altro mondo rispetto al nostro. Allora come funziona? Forse facciamo quello che facciamo perché, semplicemente, siamo nati qui e ci hanno insegnato a pensarci italiani, occidentali e cattolici e quindi per noi oggi il lavoro è fatica, la famiglia un dovere fondato sulla sopportazione reciproca, mangiare è espressione di cultura e socialità e il tempo libero un lusso? Si perché qualche decennio fa il lavoro era una ricchezza, la famiglia una realizzazione e il tempo libero un piacere. E così via a seconda del momento storico, politico ed economico siamo come delle mandrie marchiate da qualche padrone portate al pascolo. Se il pascolo è verde e rigoglioso siamo contenti, altrimenti siamo agitati e andiamo contenuti con la forza e con il filo spinato a corrente elettrica. Questo lo vediamo anche negli altri continenti e nelle altre culture. Chi nasce lì imparerà ad essere musulmano, a diffidare degli occidentali e delle altre religioni e cercherà più mogli o imparerà ad essere indù, a vestirsi tutto colorato, ad adorare e venerare le mucche anche se muore di fame e a ringraziare le loro divinità della miseria che gli è toccata come giustizia e purificazione Karmica, ecc.
continua…