M5S al presidente di CSP: “Abbiamo salvato le società partecipate, le scelte di oggi sono tutte della maggioranza”
Prendiamo atto che l’avvocato Carbone si sia uniformato alla maggioranza che lo ha nominato, usando termini professionali come “improvvisati soloni” o “pressappochisti”, ma lo rassicuriamo che continueremo a dormire la notte e ci prendiamo la briga di chiarire a lui e alla città alcune cose.
Innanzitutto specifichiamo che i concordati omologati sono due: quello di HCS per 7 milioni, e quello di Ippocrate per 2,3 milioni di euro. Entrambi sono finanziati da somme esterne al comune, quindi non si tratta di soldi pagati dai cittadini: ben 10 milioni di euro messi in campo dall’amministrazione M5S per pagare i 40 milioni di debiti accumulati dagli “amministratori competenti”!
Argo e Città Pulita sono fallite, avendone la consapevolezza perché la situazione era talmente compromessa che non c’erano abbastanza soldi per onorare i debiti, ma scusate se 10 milioni su 40 a qualcuno sono sembrati pochi, mantenendo tutti e 400 i posti di lavoro e creando una nuova azienda CSP, capace di dare servizi degni di tale nome alla città, come la raccolta differenziata.
Per quanto riguarda le presunte perdite di CSP collegabili al fallimento di Civitavecchia Infrastrutture, dobbiamo ricordare all’avv. Carbone che:
- Il giudice fallimentare il 15 gennaio 2019 ha rilevato che “nel parere legale allegato dal curatore si rileva che ‘il conferimento della rete idrica nella Civitavecchia Infrastrutture srl deve considerarsi VIZIATO DA NULLITÀ ai sensi dell’art. 1418 del c.c.’, autorizzando quindi il curatore a sottoscrivere l’atto di retrocessione della rete idrica al Comune di Civitavecchia”.
Quindi se l’atto di conferimento delle reti idriche è “viziato da nullità” ne discende che il contratto tra HCS e Civitavecchia Infrastrutture per l’affitto delle condotte è nullo. Di conseguenza HCS, e poi CSP, non dovevano alcun affitto a Civitavecchia Infrastrutture per le reti idriche fin da quando Civitavecchia Infrastrutture esiste. Di conseguenza CSP potrebbe richiedere indietro al fallimento TUTTE le somme versate a titolo di affitto che in realtà costituisce una CONCESSIONE AMMINISTRATIVA. - Le concessioni amministrative insistono tra soggetti pubblici e privati e contengono clausole di risoluzione espressa ai sensi dell’art.1456 del codice civile: il fallimento del soggetto concessionario è, solitamente, una di queste. In supporto alla stessa CSP interviene un parere legale redatto a febbraio scorso dal Responsabile Italia dello studio Ernest&Young che asserisce come: “In conformità alle norme della legge fallimentare dalla data di dichiarazione di fallimento i poteri di gestione sono esercitati dal Curatore nominato dal Tribunale fallimentare e soggetto al controllo di quest’ultimo. Reciso il suddetto legame e non essendo più, dalla data di fallimento, l’attività di Civitavecchia Infrastrutture riferibile al Comune di Civitavecchia, non può ritenersi la Società dotata dei poteri pubblicistici necessari a poter rilasciare una concessione amministrativa. Di qui le argomentazioni sostenute nei confronti degli organi della procedura per avvalorare la tesi della caducazione”.
È evidente quindi che i canoni della concessione amministrativa non sono dovuti e, al più, può essere dovuto un “indennizzo di usufrutto” che di solito si calcola nel 10% del canone iniziale. Quindi l’avvocato Carbone può sostituire il debito di 900.000 euro con uno di 100.000 generando una sopravvenienza attiva di 800.000 per la società che sta amministrando. Ovviamente la curatela fallimentare di Civitavecchia Infrastrutture pretenderà tutte le somme, ma come abbiamo illustrato la legge è tutta dalla parte di CSP.
Avvocato Carbone “i soloni” la invitano ad avere coraggio, non solo per difendere in prima persona il sindaco Tedesco che l’ha nominata e dovrebbe rispondere delle scelte su CSP come Socio Unico, oltre che ad approfondire il diritto fallimentare.
Lo diciamo per la città, mica per noi.
Gruppo consiliare M5S