Come movimento cinque stelle cittadino non possiamo che lavorare affinché l’attenzione sul “bio-digestore” rimanga alta. Il tentativo della società di promuovere l’impianto progettato per la città di Civitavecchia tramite la stampa locale è raccapricciante, un po’ come la favoletta dell’inceneritore su cui si va a sciare, o come il tentativo di ricoprire una polpetta avvelenata con uno strato spesso di nutella.

Talacchio, Gricignano, Tortona, Saliceti, questi sono solo alcuni dei comuni che possono essere trovati con una rapida ricerca su internet inserendo le parole “Puzza”, “Protesta” e “Biodigestore”. È fin troppo facile capire la devastazione provocata nelle aree limitrofe a luoghi oggetto di installazione di bio digestore per farsi prendere in giro. Zone che sono diventate invivibili, nelle quali i residenti hanno iniziato ad usare le mascherine molto prima del Covid per proteggersi dalla puzza nauseabonda.

La delibera approvata all’unanimità in Consiglio Comunale, che impedisce di installare questa tipologia d’impianti nel centro cittadino, nasceva proprio per evitare che una zona abitata, che vede la presenza di diverse attività commerciali, possa essere vittima di un inevitabile desertificazione dovuta alla puzza prodotta dal trattamento dei rifiuti. Un impatto che in altre città ha causato una svalutazione degli immobili per milioni di euro. Non possiamo permettere che la nostra città continui ad essere terra di conquista per imprenditori senza scrupoli.

I residenti e le tante attività commerciali che risiedono in quell’area non ci stanno ed hanno tutta l’intenzione di alzare il livello della protesta per rispedire al mittente le favolette alle quali ormai non crede più nessuno. Zona la Scaglia, Monna Felicita, Borgata Aurelia, meritano uno sviluppo diverso, non possono essere vittime di chi nei rifiuti ci vede una risorsa ed un mezzo per arricchirsi.

Su questo fronte non possiamo che auspicare un ennesimo fronte compatto, dai comitati alle associazioni, dai partiti ai singoli consiglieri di tutti i livelli istituzionali, dalle associazioni di categoria ai sindacati, come successo con la scongiurata minaccia della centrale a gas di Enel. Solo così possiamo sperare di vincere anche questa battaglia.

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