Ospite ieri sera a “Porta a porta” Ivano Alfano: “Il mio sangue sulla statuina, sono certo al 100%”. E si dice disposto anche a sottoporsi all’esame del DNA.
CIVITAVECCHIA – “È mio il sangue sulla statuina della Madonnina”. Questa la rivelazione clamorosa, a venticinque anni da quello che, ad oggi, rimane ancora un mistero, legato alle lacrimazioni a Pantano. Dichiarazioni che sono state pronunciate ieri dal signor Ivano Alfano, ospite della trasmissione “Porta a porta” su Rai Uno. Ad intervistarlo la giornalista Vittoriana Abate – che insieme alla collega Maria Teresa Fiore ha pubblicato il libro “Il segreto delle lacrime” in uscita proprio oggi – e accanto a lui la compagna Leandra che ha confermato il racconto dell’uomo e che, quel 2 febbraio 1995, era con lui a Civitavecchia per una gita in moto. “Avevo rotto il filo del gas e, riparandolo, mi sono ferito su un dito anche se, lì per lì, non me ne ero reso conto – ha ricordato Alfano – abbiamo fermato la moto, a Pantano, e ci siamo incamminati per cercare qualcosa da mangiare. Ad un certo punto ho visto la madonnina in una nicchia e mi sono avvicinato. Di solito ho un vizio: mi faccio il segno della croce, mi bacio il dito e tocco le statuine”. E così, secondo la sua ricostruzione, fece anche quel giorno, sporcando la guancia destra e cercando di pulirsi sulla parte opposta. “Ma stavo combinando un casinò – ha detto nell’intervista – quando vidi la famiglia passare, sono andato via. Forse Jessica ha visto il sangue colare perché era una cosa fresca, appena accaduta”. Davanti alle immagini del viso della madonnina rigato di rosso, mostrate dalla giornalista, Alfano conferma però: “l’ho sporcata sotto l’occhio destro: tutte le altre macchie e colature non le ricordo. C’è qualcosa che non quadra”. E in effetti sono diverse le cose che non quadrano nella ricostruzione, come emerge dal dibattito in studio tra le stesse giornaliste interessate, il conduttore Bruno Vespa e gli ospiti, il vaticanista Valerio Gaeta, padre Flavio Ubodi, vicepresidente della commissione d’inchiesta diocesana che si occupò del caso e monsignor Rino Fisichella. “Dinnanzi a lacrimazioni ed apparizioni – ha spiegato quest’ultimo – la chiesa è molto cauta (dopo 25 anni non si è ancora ufficialmente espressa ndr) perché bisogna essere credenti, non creduloni. Mi meraviglia che questa confessione arrivi dopo così tanto tempo”. Eppure, come ribadito dalla giornalista Abate, questa testimonianza è frutto “di un tormento interiore molto lungo, di una riflessione profonda, fatta di grande sofferenza e sensi di colpa”. “Mi sono spaventato – ha aggiunto infatti Alfano – da quando è accaduto questo fatto, ho avuto molti problemi. Così ad una amica ho detto: forse perché ho fatto piangere la madonnina e lei mi suggerì di chiedere perdono, di raccontare”. Come una superstizione, come una liberazione per evitare ulteriori problemi. “Mi sento in colpa nei confronti di tutti – ha aggiunto – ho fatto credere cose che non sono andate così, magari qualcuno ha anche speso soldi che non aveva poter raggiungere Civitavecchia. Che casino che ho combinato”. Una ricostruzione giudicata “fantasiosa” da padre Ubodi, che ha ricordato il lavoro della commissione diocesana e le diverse testimonianze, con la magistratura che archiviò l’inchiesta escludendo il dolo o la truffa. “La statuina – ha poi ricordato il vaticanista Gaeta – si trovava in una nicchia che difficilmente si vedeva dalla strada, all’interno di una proprietà privata, tra l’altro rivolta verso l’abitazione”. Alfano oggi si dice disposto anche a sottoporsi all’esame del DNA. “Il sangue è mio al 100%”.