Mafia nigeriana, Tirrito e Verni: “Fenomeno invasivo e pericoloso. Serve un tavolo ad hoc”
Il blitz contro la mafia nigeriana, suddivisa in cellule locali dislocate in numerose città italiane, che ha portato oggi a decine di provvedimenti restrittivi di natura cautelare in tutta Italia, ma con particolare riferimento al nord del Paese, è un segnale duplice: positivo se si guarda all’attività investigativa delle forze dell’ordine, negativo se – com’è vero – testimonia un nuovo radicamento mafioso su una terra italiana già martoriata dalla criminalità.
“Il fatto che questa sia una mafia così importante e strutturata da prendere pezzi di territorio alla criminalità organizzata italiana radicata negli anni – spiega Maricetta Tirrito, portavoce del Cogi, Comitato collaboratori di Giustizia -, che non cederebbe mai pezzi di territorio se non ritenesse il nuovo ingresso all’altezza di sostenere una pianificazione criminale di livello, vuol dire che siamo di fronte ad un fenomeno estremamente pervasivo.
Dal punto di vista della sicurezza delle donne poi, essendo la mafia nigeriana tra le prime al mondo dedite al traffico di donne destinate alla prostituzione, l’operazione di polizia va a colpire un settore che sta minando alla radice la stessa società italiana, proponendo sempre più schiave-bambine offerte ad un ‘pubblico’ depravato”.
“Negli anni – afferma l’avvocato Marco Valerio Verni, impegnato in prima persona nel processo sul delitto di Pamela Mastropietro -, è cresciuta da noi a causa dell’immigrazione irregolare. Sbaglia chi si ostina a negare questa evidenza o a cercare di spostare il focus paventando un fantomatico pericolo di incitamento alla discriminazione o all’odio razziale, che conseguirebbe allo stigmatizzare tale fenomeno. Intanto, se solo si avesse la benché minima conoscenza della tematica, ci si accorgerebbe che, tanto per fornire il dato più ovvio, le prime vittime di questa terribile organizzazione siano le nigeriane stesse, che vengono ridotte in schiavitù, sottoposte alle peggiori torture e messe su strada a prostituirsi.
Entrando poi in contatto con le nostre mafie – prosegue Verni -, è altrettanto chiaro che queste ultime appaltino alla suddetta le attività più “pericolose” (quali, appunto, lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti), ricevendo delle royalties, potendosi esse (le nostre mafie) dedicare alle attività criminali più invisibili, come quelle legate, ad esempio, agli appalti. Nessun razzismo, dunque, ma solo evidenze che solo chi non vuol vedere non nota”.
“Il fenomeno non va assolutamente sottovalutato – conclude Maricetta Tirrito -. Per questo propongo alla Commissione Antimafia, di istituire un tavolo permanente extra amministrativo, un osservatorio sulla mafia nigeriana, una mafia non autoctona che ha avuto la capacità di imporsi sul territorio, tra l’altro, sia per traffici sia per spaccio al minuto, occupando l’intera filiera del narcotraffico”.