«Un ambiente lavorativo stimolante e valido per gli operai, a qualsiasi categoria essi appartengano, si basa sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Un buon datore di lavoro è disposto, in prima istanza, ad ascoltare le richieste dei suoi dipendenti per constatare se e dove queste ultime possano essere soddisfatte.
Questo dovrebbe essere il clima ottimale presente all’interno di un’azienda media, ma noi marittimi abbiamo, come al solito, la nostra piccola fetta di Paradiso. A tutti quelli che sono i problemi e le incongruenze a cui la nostra classe operaia viene spesso affiancata e soggetta, se ne aggiungono di nuovi giorno dopo giorno. Infatti, sulle nostre navi girano da tempo strani personaggi che vestono i panni di ispettori/controllori. Tali figure dovrebbero mediare e controllare il nostro operato a bordo. Siamo tutti concordi nel dire che un concetto può essere comunicato in svariati modi, tutti comprendenti le norme della
buona educazione. E’ capitato, purtroppo, che tali figure si rivolgessero al personale di bordo in maniera inadeguata, senza mostrare la minima norma di buona educazione e senza impartirci alcuna lezione poiché, non sapendo porsi nei confronti degli operai, l’unica cosa che riescono a guadagnarsi è astio e poca fiducia. L’accidia e l’arroganza sono alla base del loro modus operandi.
Richieste incompetenti rendono il clima che ci si ritrova a respirare permeato da ansia e stress, portando ogni singolo marittimo a vivere un’elevata pressione psicologica. Si è arrivati quindi al punto che, tale atteggiamento, ha creato malcontento generale tra i marittimi; il lavoro si tramuta in fatica stressante e fatta male. D’altronde si sa, dove c’è ansia non c’è un lavoro fatto bene. Ambire al successo personale e ad avanzamenti di carriera, puntando tutto sul bisogno di lavoro di padri di famiglia, prima che
lavoratori, è non solo inopportuno ma anche scorretto. Chiediamo un’attenzione in merito da parte di chi di dovere, poiché, seppure gli ispettori possano risultare, a una prima visione e senza alcun tipo di approfondimento, idonei a ricoprire tale ruolo, nonostante gli errori e l’incompetenza, va sottolineata la totale impossibilità di dialogo. Se arroganza e saccenza sono alla base della loro impostazione lavorativa, come potremmo noi marittimi affidarci a loro per svolgere le nostre mansioni? Lasciamo ai
posteri l’ardua sentenza».