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Ma è proprio prendendo coscienza di chi siamo e potenziando la nostra essenza che ci miglioriamo, ci realizziamo e scegliamo liberamente chi essere e cosa fare della nostra vita. Chiaramente la consapevolezza e il suo potenziamento ci fa accorgere delle tante cose che in questo mondo non vanno e delle innumerevoli e atroci ingiustizie che esistono. La consapevolezza porta con sé una quota di sofferenza per i mali di questo mondo e dell’umanità, ma allo stesso tempo ci rende liberi e capaci di dare una direzione evolutiva e un senso al nostro passaggio su questa terra. Un uomo che fino a ieri ha lavorato 14 ore al giorno ed è vissuto sostanzialmente per fare carriera e controllare il proprio conto in banca inizia a commuoversi guardando a un film, a turbarsi vedendo il telegiornale e a dispiacersi di vedere sgridato un bambino per strada. Ebbene quest’uomo è venuto in terapia chiedendomi cosa gli stesse accadendo, come mai tanta debolezza e sensibilità. Questa persona ha pensato di stare male o di essere impazzito quando, invece, lo era prima, quando tutta la sua attenzione, concentrazione e direzione esistenziale era orientata solo sul lavoro e il suo profitto. Quest’uomo si sta risvegliando dall’ipnosi psicotica della nostra cultura capitalista, sta prendendo contatto con la sua e l’altrui umanità, sta nascendo a nuova vita, più profonda, più intelligente, più sensibile e empatica. Poiché non abituato si è spaventato, e questo è normale, ma ben presto scoprirà la bellezza di sentire la vita invece di farsela scivolare addosso. Quest’uomo sta guarendo dalla schizofrenia occidentale, dal non senso di questo mondo economico e dalle abitudini. Questo è migliorarsi, prendere coscienza di sé, sviluppare i propri talenti, cambiare, conoscere, donarsi. Il lavoro è sulla consapevolezza della nostra natura ed essenza, della nostra umanità. Una persona intelligente, creativa, produttiva, capace di innamorarsi a qualsiasi età e di cambiare è un uomo libero che dà frutti e evolve. Altrimenti c’è la ripetizione, lo schema, l’abitudine, il dovere e la responsabilità, l’obbedienza e di conseguenza la paura, la negazione e la rimozione del nostro vero sé. Qui habet aures audiendi, audiat!

fine

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