Lo scrittore da un milione di parole.

Ambientazione: 8 settembre 2017

Genere: Narrativa
Location: Washington
 (Seconda parte)

«Ho pubblicato tre libri negli ultimi dieci anni e, da quando ho conosciuto mio marito, ho iniziato a scrivere Feuilleton.»
«Fe… cosa?»
«Feuilleton, diminutivo del francese Feuillet, foglio, pagina di un libro. È la traduzione francese di serial. Scrivo romanzi a puntate
sul Washington Post.»
«Capisco. Visto che ti ho salvato da… morte certa, spiegami pure.»
Rya sorrise, divertita dal neanche tanto velato senso dello humor del suo nuovo amico.
«Ho accettato di scrivere storie a puntate su un quotidiano, quasi sacrificando la mia vita per amore. Amo mio marito ma il lavoro, con il tempo, è diventato pesante. Snervante. Ci sono scadenze, scelte, linee editoriali. Inoltre, mi tratta come una pezza da piedi per dimostrare che non ci sono favoritismi. E oggi… be’ oggi le abbiamo superate tutte.»
«Spiegati» la esortò Eduardo.
«Mio marito viene da me, dice che il giornale va male, che i racconti non hanno presa… »
«Oh mio Dio. Vuole… licenziarti?»
«Peggio, accidenti! Ha detto che le novelle dovranno essere scritte da un grande nome del panorama nazionale. Il grande scrittore Silvius Falkenberg.»
«Sentito di fama. Abita a New York, giusto?»
«Esatto. E sai la cosa buffa?»
«Cosa?»
«Anche lui non ha tempo. Ha firmato un contratto dove verrà pagato per scrivere mille racconti da mille parole sul Washington Post» Rya aspirò la sigaretta, «e non ha tempo! Capisci? Non ha tempo!».
Intossicato dalla nuvola di fumo, Eduardo aprì leggermente il finestrino e accese l’aspiratore.
«Continuo a non capire.»
«Mio marito vuole che io scriva per Falkenberg. Mille racconti, mille giorni a scrivere mille parole per un milione di parole. A nome suo? Giammai! Lui dovrebbe essere lo scrittore da un milione di parole? E io? Non avrò nessun encomio per “La scrittrice da un milione di parole!”».
Eduardo serrò le labbra in un sorriso tirato mettendo in moto l’auto. La famiglia non poteva più aspettare.
«Ti porto a casa. Se posso, vorrei darti un consiglio.»

Rya non parlò. «Scrivile, Rya. Scrivi quel milione di parole. Dopo averlo fatto non sarai più la stessa. Mille racconti da mille parole
sono un’esperienza da fare nella vita. E pazienza se saranno firmate da un altro che non ha tempo. Lascia alcuni indizi nei racconti che potranno sempre ricondurre a te. E se hai bisogno di qualche spunto… Un amico avvocato da cui attingere a incredibili storie ora ce l’hai.»
Rya sembrava sollevata. «Hai ragione. Ti ringrazio, forse accetterò. Sono arrivata, lasciami pure qui.»
«Non vedo case.»
«Camminerò un po’. Ho iniziato la giornatacon una doccia fredda, voglio concluderla allo stesso modo. Mi schiarirò le idee. Grazie del consiglio» disse gentilmente Rya, aprendo la portiera e facendo uscire il fumo insieme a lei.
«Scrivi quei mille racconti! Scrivi quel favoloso milione di parole!»
Rya chiuse la portiera dell’auto e scomparve sotto la pioggia scrosciante.

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