Ha chiamato il 113 riferendo che avrebbe ucciso un giudice: la Polizia lo ha bloccato nel giro di pochissimi minuti. Sequestrato un coltello. Alle spalle dell’uomo una storia di profondo disagio legato a vicende giudiziarie
CIVITAVECCHIA – «Oggi ammazzo il giudice». Parole gravi, quelle proferite al telefono da un civitavecchiese, che nella giornata di giovedì ha messo in allarme l’operatore del 113. Una telefonata dal tono minaccioso, tanto che si è immediatamente messa in moto la macchina d’emergenza del commissariato di Civitavecchia. Scatta il piano, come sempre in questi casi: l’operatore del 113 rimane in contatto telefonico con l’uomo cercando di prendere tempo, l’investigativa intercetta la chiamata e localizza la posizione, la volante si precipita sul posto. E in effetti, al loro arrivo presso un bar poco distante dal Tribunale, il poliziotti del primo dirigente Paolo Guiso, hanno subito individuato l’uomo, procedendo al controllo. Si sono avvicinati, lo hanno calmato, hanno poi instaurato un dialogo che alla fine ha portato l’aspirante attentatore a confidarsi e a raccontare i motivi dei suoi propositi. È emersa così l’ennesima storia fatta di strascichi giudiziari, di minori, di tutele e affidamenti, di rabbia e rimpianti. Una di quelle storie che in Tribunale conoscono praticamente tutti, di quelle che ogni anno riempiono i fascicoli dei magistrati, che a volte porta chi la subisce a a perdere la testa. Non sappiamo con certezza se l’uomo avrebbe davvero compiuto l’attentato, sta di fatto che gli agenti intervenuti gli hanno trovato addosso un coltello con lama superiore a venti centimetri, che hanno ovviamente provveduto a sequestrare. Dopo le formalità di rito presso gli uffici di viale della Vittoria, il civitavecchiese è stato denunciato a piede libero e trasportato all’ospedale San Paolo per una valutazione sulle sue condizioni di salute.