Inumazione dei feti: i chiarimenti della onlus “Difendere la vita con Maria. Il Pincio respinge ogni polemica. Botta e risposta con il M5S.
CIVITAVECCHIA – «Nessun attacco alla legge 194, nessuna voglia di fare alcuna discussione». Stefano Di Battista, portavoce dell’associazione “Difendere la vita con Maria” – la onlus che ha chiesto ed ottenuto dal Pincio un terreno di 20 mq nel cimitero nuovo per inumare feti e prodotti abortivi che non siano stati dichiarati già morti prima dell’aborto- è chiaro: la questione sulla quale oggi si è aperta una discussione, con una manifestazione organizzata sotto Palazzo del Pincio per questo pomeriggio alle 16, corre su un binario differente rispetto a quanto dichiarato da associazioni e partiti di opposizione. «Quanto richiesto – ha spiegato Di Battista – trova la sua natura giuridica nel Dpr 285/90 (capo I art. 7), che è una Legge dello Stato, oltre che rispondere anche alla Dottrina della chiesa cattolica. La pietà umana è uguale per tutti: non si fa distinzione tra aborti spontanei e procurati, tutto rimane nell’anonimato, non andiamo certo a giudicare la storia di chi è arrivato o meno a questa decisione». Un modo per evitare, come spiegato anche da Fausto Demartis del Movimento per la vita di Civitavecchia, che «esseri umani non nati finiscano tra i rifiuti: non possono essere considerati spazzatura».
Il Pincio respinge ogni tipo di polemica, su un atto che «promana da una convenzione che l’Asl ha approvato nel dicembre del 2017 con la onlus e da una richiesta della stessa Onlus – spiegano – sulla base del regolamento di polizia mortuaria approvato dal Comune il 28 marzo del 2019 (epoca M5s), per gli spazi in questione. Spazi per i quali ha regolarmente provveduto, il 26 aprile del 2019 ad un bonifico di 3000 euro alle casse comunali. Che il Comune abbia ora provveduto a dare seguito a tutto questo è l’adempimento di un iter già avviato in precedenza, che non ha richiesto alcun atto politico della attuale Giunta».
“Quando ci fu sottoposta questa richiesta qualche anno fa – spiegano dal M5S – rifiutammo difendendo la laicità del comune e la legge 194 e non appena siamo venuti a conoscenza della notizia di pochi giorni fa siamo rimasti sconcertati. Un’amministrazione dovrebbe evitare di essere “di parte” su questioni etiche, dovrebbe mantenersi la più laica possibile rispettando le leggi che in questo caso si racchiudono nella legge 194 del 1978 che ha regolamentato l’aborto in Italia. Chi ieri ha lottato per l’ottenimento di un giusto diritto che è stato riconosciuto dalla legge oggi con questo atto torna terribilmente indietro di 40 anni. Lasciare ad un’associazione “di parte“ la possibilità di fare un “monumento” alla ferita indelebile di tante donne è un insulto quotidiano a chi ha lottato per il rispetto della libertà di scelta e dimostra la superficialità di questa amministrazione nell’operare le proprie scelte. Chiediamo anche che la Asl valuti l’opportunità di porre fine ad un protocollo che sicuramente la solleva da alcuni costi ma che è a dir poco discutibile. Un’associazione che si fa promotrice della vita dovrebbe investire in prevenzione all’aborto con interventi di sostegno attivo alle donne in difficoltà. Siamo certi che l’amministrazione non abbia valutato tutti i punti di vista e i risvolti etici della questione e ritiri ogni atto in tal senso”.
Dall’amministrazione aggiungono che “sulla questione dell’area cimiteriale per il seppellimento dei non nati, si assiste in queste ore ad una certa canea aizzata da movimenti politici di opposizione e, in alcuni casi, da associazioni che probabilmente hanno compreso male il tema e poi sbagliato completamente il bersaglio dei loro strali. Lasciamo a più autorevoli commentatori – hanno concluso -il compito di pronunciarsi su una simile gazzarra orchestrata su un’area di venti metri quadrati dove famiglie che hanno affrontato un dramma possano trovare, se vogliono, una traccia terrena, oppure procedere all’incenerimento (come già avveniva) in base alle loro scelte”.
Intanto l’appuntamento è per oggi a piazzale del Pincio, con la Consulta delle donne che chiede di aprire una discussione in merito. Presenti tra gli altri anche Onda popolare e Potere al popolo: per i primi quello del Pincio è una speculazione politica e chiedono chiarezza dal punto di vista amministrativo, per gli altri una “mancanza di rispetto nei confronti di ogni autodeterminazione femminile”. Partecipa anche il consigliere regionale di Italia Viva Marietta Tidei.