Far assistere minori od adolescenti ad episodi di aggressività nell’ambito familiare.
(Settima Parte)
Ed ora un accenno alla violenza assistita. Che cos’è?
Secondo quanto riportato dallo studio “Daphne II”, in occasione del convegno promosso dal Parlamento europeo, “Diritto ad un futuro senza violenza in famiglia”, tenutosi nel 2015, sarebbero oltre 400mila i minori in Italia che avrebbero dovuto assistere ad atti di violenza in famiglia. Lo studio tende a tentare di fermare il così detto effetto domino sui minori e madri. Secondo lo stesso studio, il fenomeno della violenza sui minori non comprenderebbe solo la violenza subita direttamente da bambini e adolescenti, ma anche quella, non meno grave, alla quale alcuni di loro sono costretti ad assistere, spesso proprio tra quelle mura domestiche che dovrebbero garantire maggior protezione. Ecco in due parole, cos’è la violenza assistita.
Volendo chiarire meglio la violenza assistita, poiché ritengo sia molto importante e non da sottovalutare rispetto agli altri generi di violenza, questa è da considerarsi una forma di maltrattamento non da meno delle altre, in quanto obbliga il minore o l’adolescente, ad assistere ai vari generi di aggressività, che ho appena sopra indicato, perpetrata nei confronti di altri membri del gruppo familiare, siano questi genitori, fratelli, zii, cugini ed altri. Comunque persone di riferimento e figure di estrema affettività per un giovanissimo.
Il minore sarebbe quindi costretto ad assistere ad un costante clima caratterizzato da violenza ed aggressività, con la conseguente continua percezione di una situazione di minacce, prepotenze e pericolo nei confronti della vittima alla quale è legato affettivamente.
A lungo andare, a seguito di ciò, tutto questo può portare ad una sorta di emulazione ed alla convinzione che è giusto essere violenti e che con buona certezza, potrà condurre a sviluppare nella vittima di violenza assistita, comportamenti analoghi in età adulta.