Non c’è argine alla violenza di genere (Rubrica a cura del Dr Remo Fontana, Criminologo)
Lo stalking: molestie assillanti e continue nel tempo. Secondo l’Istat più di 3 milioni di donne ne sono vittime.
(Sesta Parte)
Un altro preoccupante fenomeno è lo stalking. Che significa letteralmente, cacciare, fare le poste. Azioni vessatorie, messe in atto dal persecutore, per mezzo di molestie assillanti e reiterate nel tempo e nelle quali possiamo ritrovare tutte o parte delle violenze che ho sopra descritto. Secondo dati forniti dall’ISTAT, sarebbero 3 milioni e 466 mila in Italia, secondo l’Istat, le donne che nell’arco della propria vita hanno subito stalking, ovvero atti persecutori da parte di qualcuno, il 16% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Di queste, 2 milioni e 151 mila sono le vittime di comportamenti persecutori dell’ex partner. Ma, sempre secondo l’Istituto di ricerca, il 78% delle donne che ha subito stalking, quasi 8 su 10, non si sarebbe rivolta ad alcuna istituzione e non ha cercato aiuto.
Lo stalking e tutti i suoi risvolti, hanno naturalmente l’esigenza di essere trattati separatamente, ma andava necessariamente citato in questa mia relazione, poiché come accennato poc’anzi, molto attinente e correlato alle violenze di genere.
Solitamente lo stalker è di genere maschile, cioè colui che è l’autore del reato, ma esistono casistiche anche al femminile, come pure nel caso delle violenze tra le mura domestiche, seppur in forma minore e quindi più rara.
V’è da dire che le violenze al femminile, seppur più infrequente, sono molto più subdole, studiate e premeditate. La donna agisce per mezzo di veleni, medicinali, coltelli e martelli, ma in taluni casi, anche utilizzando il nuovo partner per togliersi di torno quello oramai divenuto scomodo, ma cerca anche di trovare la via più breve “legalmente”, presentando in taluni casi false denunce. Mentre l’uomo agisce generalmente d’impeto e con l’uso della mani e delle braccia e della sua sola forza.
La vittimologia al femminile in genere non denuncia i soprusi per paura di ritorsioni ed ulteriori violenze da parte dell’abusante, mentre l’uomo vittima, in genere non lo fa per un senso di pura vergogna e per stupido pregiudizio maschile.