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Naturalmente questo è impossibile e profondamente patologico sia perché gli altri sono altro da noi, unici e irripetibili, sia perché siamo adulti e non più quei bambini lì. Prima di prendere coscienza di certi errori relazionali bisogna soffrire tanto, sbagliare e lavorare interiormente per lunghi anni al fine di crescere e maturare liberandosi in tal modo dai condizionamenti dell’infanzia. Tutto ciò non accadrebbe se ci fossero dei maestri, delle guide sagge che accompagnano la crescita del bambino, invece ci sono persone che, seppur adulte, riproducono sistemi malati di rapporto lungo la catena generazionale. Un altro errore comune nelle coppie, soprattutto quelle sposate, è di trasformare l’esperienza d’amore, di passione, di conoscenza reciproca, di progettazione e di crescita personale in una dimensione mentale di responsabilità, abitudine, noia, prevedibilità, ripetizione, ecc. Una sorta di rituale vuoto e formale, un dovere, un obbedire a delle regole che non si sa più da dove vengano e a che servano. Nelle coppie in cui si manifesta questa dinamica di noia e abitudine il dialogo è assente o incentrato su questioni pratiche come la spesa, le bollette o gli orari di scuola e della palestra dei figli. Come mai accade questo? In primo luogo ritornano gli schemi di prima, se in testa abbiamo che la famiglia è questo tenderemo a riprodurre ciò che conosciamo. In secondo luogo perché la coppia e la famiglia sono un’esperienza anche sociale e ammettere a se stessi e agli altri che l’amore è finito richiede maturità e coraggio, anche perché lasciarsi è sempre un trauma e un rischio per il futuro. Quando l’amore finisce nulla ha più senso e tutto si inaridisce e diventa pesante. Ammetterlo è un atto di coraggio e di responsabilità che a volte fa anche ri-innamorare la coppia che si era spenta. Per riuscire a stare bene con gli altri instaurando relazioni armoniche adulte e sane dovremmo prima essere in grado di disimparare tutte le nostre cattive abitudini acquisite nell’infanzia e nell’adolescenza e, una volta eletto un maestro buono e capace, imparare da capo a parlare, a comportarci e soprattutto a riflettere, ragionare e capire.
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