Il Pd critica la gestione targata Matranga: “Attivare 10 posti letto contro la pandemia, restando a corto di infermieri e medici, rischia di pesare negativamente sui malati di altre patologie, in primis oncologiche”.
La gestione della Asl Roma 4 da parte della direttrice generale Cristina Matranga sta ormai creando perplessità persino in quelli che, da un punto di vista politico, dovrebbero essere i suoi referenti. proprio il Partito Democratico infatti ha diffuso un comunicato stampa in cui critica apertamente la scelta aziendale in materia di posti letto Covid: “Come era prevedibile il Covid19 ha causato e continua causare numerosi ed importanti problemi al sistema sanitario che vanno oltre la specificità
della stessa pandemia”, comincia la nota a firma dei consiglieri Piendibene, Di Gennaro e Scilipoti.
“Questi problemi sono ancora più rilevanti in territori, come la ASLRoma 4, con un numero di posti letto ospedalieri nettamente inferiori rispetto alle previsioni normative e, soprattutto, rispetto ad altri contesti regionali del Lazio che possono disporre di una dotazione di posti letto superiore”.
I problemi strutturali trovano però, secondo gli stessi esponenti del Pd, un peggioramento sul territorio proprio per le scelte della direzione: “Se a ciò si aggiunge anche la perdurante carenza di personale sia medico che infermieristico, si comprende come la decisione di attivare 10 posti letto Covid nell’ospedale san Paolo non risolverebbe il problema dei ricoveri Covid ma certamente ridurrebbe in maniera intollerabile le altre attività assistenziali sia mediche che chirurgiche con grave danno per i pazienti. Ciò produrrebbe un allungamento dei tempi per interventi chirurgici anche per patologie neoplastiche, il trasferimento in altri ospedali di pazienti con patologie internistiche ed un ulteriore stress lavorativo per gli operatori sanitari già oberati di responsabilità”.
Un quadro dipinto che sarebbe gravissimo.
Di qui la richiesta di Piendibene, Di Gennaro e Scilipoti: “Queste, dunque, sarebbero le conseguenze di una decisione che, a nostro giudizio, andrebbe rivista anche nell’ottica di una più appropriata redistribuzione degli oneri assistenziali sulla base di
una valutazione complessiva delle risorse disponibili per ogni struttura sanitaria”.