Continua il nostro percorso con la rubrica “A tu x tu con il Crc”. Un faccia a faccia con un’intervista ad un protagonista dell’universo biancorosso. Questa volta tocca a Marco Salomone, per lui un duplice incarico, quello di responsabile dei rapporti con il settore giovanile e di segretario del club, in pratica tutta l’organizzazione che riguarda le singole squadre, dall’under 6 fino all’under 18.
Marco, ci racconti la tua storia con il rugby?
“Nasce da una passione, mai praticata, ma solo in età avanzata. Nel 2006 ho “varcato la soglia” per la prima volta, andai all’impianto Moretti della Marta dove incontrai Felice Raponi a cui chiesi se potevo dare una mano, facendo tutto quello che fosse di aiuto. Da lì è iniziato un cammino, che mi ha portato a praticare anche un po’ di rugby a livello “old”. E’ uno sport bellissimo, invito tutti a provare. Sono stato accompagnatore pure di varie rappresentative, compresa la squadra seniores al primo anno di serie B”.
Nella tua vita, oltre al lavoro, ci sono la poesia, la scrittura e il rugby. Spiegaci cosa significa per te.
“Io uomo di rugby? Vuol dire riuscire a lavorare in gruppo. Parliamo di una disciplina dove conta la squadra, dove è fondamentale lavorare in coesione. E’ lo sport che porta i risultati a prescindere dalla singola abilità del giocatore. Questo approccio te lo ritrovi nella vita di tutti i giorni, anche nella scrittura. Io ho un’associazione culturale dove si lavora in gruppo per il bene di tutti, proprio come nel rugby”.
Come definiresti il rugby?
“Un’eterna sfida che ti porta a superare tutti gli ostacoli, da bambino, da ragazzo e da adulto. Una scuola di vita che ti aiuta a superare i problemi che incontri quotidianamente”.
Dopo tanti anni vissuti nel rugby, qual è l’episodio che più ricordi, nel bene e nel male?
“Mi è rimasto impresso un episodio di 4 anni fa. Andammo con una rappresentativa mista di under 16-18 vicino Nantes in Francia per far fare esperienza formativa ai ragazzi. Fu bellissimo, al di là del singolo episodio, vedere questi giovani arrivare in punta di piedi e non volere più andare via per quanto stavano bene, è stata una esperienza eccezionale. Nell’ultima partita contro i pari età francesi, uno dei nostri giocatori fu lanciato con la palla, si involò per segnare la meta, ma a pochi passi dal traguardo si infortunò alla coscia. Riuscì lo stesso a fare metà, festeggiando con i compagni e piangendo allo stesso momento. Una scena che per quanto mi riguarda mi lasciò il segno, veramente da brividi”.
Come giudicheresti il Crc inquadrato nel mondo giovanile?
“Il club sta facendo dei passi importanti. Il settore giovanile viene curato, seguito, è la linfa vitale di una società sportiva. Non bisogna mai abbandonare i ragazzi che hanno voglia di praticare rugby, uno sport duro ma molto formativo, di più rispetto ad altre discipline. Il Crc sta adottando metodologie precise, indicate per questa strada, sta formando allenatori giovani che vogliono divertirsi. Ha all’interno persone che sacrificano il tempo libero per portare avanti le varie iniziative. Riusciremo in futuro, a livello regionale, ma a breve anche a livello nazionale a formare persone che porteranno nuovo slancio alla nostra realtà”.
Quali sono secondo te i traguardi a cui ambire nella stagione 2018-2019?
“Vedo molto bene la prima squadra in serie B. Abbiamo assistito a poche partite, ma c’è grande entusiasmo, la qualità è altissima. Dovremo investire sui giovani del ‘2000 che integreranno i titolari in caso di assenze dei più grandi. Direi che le finali sono proprio alla portata, tutto quello che verrà in più chiamerà la società all’ennesimo grande sforzo il prossimo anno. E’ chiaro che si deve puntare sempre al massimo e il Crc lo sta facendo”.
Lo staff della Comunicazione
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