L’impennata di contagi a cavallo delle feste ha travolto il sistema regionale, ma non le farmacie. File contenute per i tamponi rapidi, ma ora ci s’interroga sul futuro: i medici di famiglia dovranno fare di più.
La lunga battaglia contro il Covid-19 ha fatto registrare nelle ultime settimane un cambio di paradigma piuttosto sensibile. A fronte di una situazione che nelle terapie intensive (vere sentinelle della pericolosità del contagio) è rimasta stabile, quasi tre milioni di italiani sono finiti in quarantena.
A Civitavecchia ciò si è materialmente manifestato con una serie di repentini cambiamenti del modo con cui si affrontava il Covid prima di Natale.
Dapprima il drive in di largo della Pace si è trasformato in un luogo dove si poteva accedere solo su prenotazione.
Nei fatti, è stato il “la” allo scaricabarile dell’emergenza tamponi sulle farmacie cittadine, che tuttavia hanno risposto con la consueta professionalità che le contraddistingue: certamente, le file si sono allungate ma nulla che possa neanche lontanamente avvicinarsi a quelle punte di oltre cinque ore registrare per un molecolare al porto.
Anche con la decisione della Regione Lazio di eliminare l’obbligo di test Pcr per sancire la fine della quarantena le file si sono allungate, ma sono rimaste di pochi minuti. Mentre invece proprio chi ha terminato un percorso di positività, magari alla variante omicron, si è scontrato talvolta con una realtà ben peggiore: assai frequenti sono i casi di pazienti che non hanno ricevuto alcun tipo di servizio dal medico curante. Una situazione che deve radicalmente cambiare soprattutto se, come sembra, si va verso un ruolo sempre maggiore da riservare alle terapie domiciliari nel trattamento del Covid-19.