Ostaggi dei mercatini
Cambiano i nomi, non le bancarelle: ma non esistono altri “eventi”?
Rieccoli. Dopo il cioccolato itinerante con poco cioccolato, e pure sfrattato dalla Processione in un rigurgito di rispetto per le tradizioni; dopo il “pikkante” di corso Centocelle con tanto di caccia al tesoro per trovare qualche grammo di peperoncino in
mezzo alla solita paccottiglia; Civitavecchia si prepara ad ospitare il mercatino “francese”. Tutt’altro che una novità, visto che
si tratta di bancarelle in ennesima visione.
Ma vale la pena soffermarsi su più di un aspetto delle scelte dell’amministrazione comunale in fatto di eventi. Primo punto:
riusciranno almeno questa volta, ormai alle soglie dell’ultimo anno di mandato, a far rispettare i requisiti di una effettiva peculiarità di quanto proposto, e non del solito bazar a cielo aperto, dove trovare, sotto l’etichetta oggi “francese”, ieri “pikkante”, domani cispadana le consuete mercanzie made in China?
Punto numero due: capiamo la semplicità di raggiungere corso Centocelle dal Pincio, ma al Comune conoscono solo questa
sede per tenere i loro “mercatini”? Anche perché, qualora il “grande evento” siano una decina di bancarelle male assortite, come è nel 90% dei casi, metterle in fila laddove i civitavecchiesi passeggiano dà solo un senso di tristezza e di inutile ingombro. Ad esempio, usare la dimenticata piazza Fratti, magari disponendo gli espositori a quadrato, non è una soluzione da considerare, anche per distribuire questi benedetti eventi in giro per la città secondo un calendario?
Terzo ed ultimo suggerimento: in vista dell’estate, sarà anche possibile immaginare a un qualche evento che sia diverso
dall’inflazionare l’offerta commerciale di una città dove i soldi scarseggiano sempre di più?
Gli esercenti locali, quelli cui il Comune chiede tasse per poi portargli la concorrenza fuori dalla serranda, non possono meritare
qualche altro “spettacolo” per poter recuperare un minimo di incasso a fine giornata?