PATOLOGIE A CARICO DEL RETROPIEDE (3^ parte)

(continua dall’edizione precedente)

I sintomi del morbo di Haglund sono essenzialmente il dolore provocato dall’infiammazione dei tessuti e della guaina tendinea e quello provocato dallo sfregamento della protuberanza con le calzature. Borsite, ipercheratosi e calli si possono presentare frequentemente. Il sintomo principale è chiaramente la presenza di dolore localizzato sulla zona del retropiede, proprio posteriormente al tallone. Il dolore può essere di varia intensità e quasi mai si scatena in maniera violenta improvvisamente, piuttosto si comincia ad accusare il fastidio e poi come spesso accade si tende a pensare che passerà da solo, quando invece, giorno dopo giorno va sempre peggio. Il dolore può estendersi anche lungo il tendine di Achille, e nei casi più gravi risalire anche verso il tricipite surale. Altro sintomo è la presenza più o meno vistosa di una sporgenza ossea. Quando il morbo di Haglund è nella fase infiammatoria acuta, può essere dolente al tatto o allo sfregamento, tanto da non permettere di indossare calzature con un bordo alto o comunque rigido. In alcuni casi si può venire a creare una callosità locale, biancastra, che nonostante tentativi di rimozione tende a ripresentarsi.

La diagnosi di un disturbo come questo necessita di una attenta anamnesi per capire il modo in cui si è instaurato il problema, l’anatomia del distretto mediante palpazione della zona dolente. Dopo si eseguirà la valutazione posturale alla ricerca di problematiche delle catene cinetiche che possono creare dei compensi funzionali e sovraccarichi proprio nella zona del calcagno. Successivamente il medico prescriverà una valutazione radiografica, e se sospetta una borsite, potrebbe approfondire con una ecografia per studiare appunto la borsa sierosa.

Trattamento del morbo di Haglund: Il trattamento del morbo di Haglund può essere conservativo oppure chirurgico. La terapia incruenta o conservativa prevede l’applicazione di plantari realizzati su misura, che prevede zone di scarico selettivi, con l’inserimento di opportuni rialzi calcaneari, atti ad allentare la tensione del tendine nel punto di inserzione con l’osso. La terapia fisica strumentale prevede l’utilizzo del ghiaccio direttamente sulla zona, onde d’urto, tecarterapia, laser ad alta potenza, etc. Importante sarà la riabilitazione funzionale mediante esercizi terapeutici volti a stimolare la muscolatura del tricipite surale, rieducazione posturale e propriocettiva.

La chirurgia va intesa sempre come ultima possibilità, esiste la possibilità di eseguire l’intervento di rimozione dell’esostosi per via percutanea (mediante una guida radiografica), oppure per via artroscopica (in questo caso endoscopica sarebbe più corretto). Tale accesso e intervento ha il vantaggio di non indebolire il tendine di Achille e favorire un recupero più veloce.

(fine)