Nella direzione allargata del partito cittadino sono emerse le varie posizioni e si attendono i nuovi schieramenti.
Dalemiani scomparsi dalla scena politica civitavecchiese. Problema tessere da affrontare.
Nessuna spaccatura, nessun addio. A livello politico locale il Partito Democratico non registra, (almeno per il momento) uscite. E si scopre così che a Civitavecchia non c’è più un dalemiano. “È stata una direzione molto serena – commenta Pietro Tidei – e devo dire meno male che c’è stata la candidatura di Orlando, perché altrimenti il congresso si sarebbe trasformato in un referendum pro o contro Renzi. Orlando si rifà ai valori storici della sinistra – continua Tidei – Renzi guarda alle alleanze
di governo e io sto con lui, ma senza patemi d’animo, perché conosco e stimo Orlando”. Al fianco del ministro della Giustizia, invece, si schiera l’area che fa riferimento a Fabrizio Barbaranelli. “Orlando – dichiara l’ex sindaco – rappresenta la sinistra storica del partito. C’è rammarico per chi è uscito dal Pd, per il valore, il passato che rappresenta, ma non deve esserci risentimento. È stato un buon direttivo – prosegue Barbaranelli – a Civitavecchia non ci sono segni di rottura. Ritengo sia un bene che ci siano posizioni diverse, ma con uno spirito di confronto sereno”. Nelle prossime riunioni si approfondiranno
le varie candidature alla guida del partito e il quadro nel Pd sarà più chiaro. “Si è concluso il tesseramento del Partito Democratico. Siamo orgogliosi che in un momento di difficoltà del Pd e in generale del centrosinistra a livello nazionale e internazionale si siano coinvolte tante persone che credono in questo partito come punto di riferimento per un rilancio del paese”. È quanto dichiarano Claudia Feuli, Mirko Mecozzi e Ivano Iacomelli. “Il nostro sostegno va a Matteo Renzi – affermano Feuli, Mecozzi e Iacomelli – candidato alla segreteria del Pd». Un segnale confortante quello che è arrivato dalla direzione allargata del Partito Democratico che si è svolta martedì sera. Questa l’analisi del segretario Enrico Leopardo, soddisfatto per la tenuta di un partito che, invece, a livello nazionale sta vivendo una scissione dolorosa. A preoccupare, invece, è la corsa al tesseramento, su cui saranno fatte delle verifiche e con Leopardo che cerca comunque di minimizzare.
La sinistra del Pd era quasi tutta per D’Alema – commenta Leopardo – ma lui non può pensare che il partito è in mano sua, attaccando in quel modo il segretario nazionale. Ritengo che uscire dal Pd sia stato un errore ed anche i sondaggi lo evidenziano, visto che non gli attribuiscono un grande valore”.